Canzone delle situazioni differenti

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È contenuto nei seguenti album:

1974 Stanze di vita quotidiana

Testo Della Canzone

Canzone delle situazioni differenti di Francesco Guccini

Andammo i pomeriggi cercando affiatamento,
scoprivo gli USA e rari giornaletti.
Ridesti nel vedermi grande e grosso coi fumetti,
anch’ io sorrisi sempre più scontento.

Poi scrissi il nome tuo versando piano sulla neve
la strana cosa che sembrava vino,
mi aveva affascinato il suo colore di rubino:
perchè lo cancellasti con il piede?

La scatola meccanica per musica è esaurita,
rimane solo l’ eco in lontananza,
ma dimmi cosa fai lontana via nell’ altra stanza,
ma dimmi cosa fai della tua vita.
O sera, scendi presto! O mondo nuovo, arriva!
Rivoluzione, cambia qualche cosa!
Cancella il ghigno solito di questa ormai corrosa
mia stanca civiltà che si trascina.

Poi piovve all’ improvviso sull’ Amstel, ti ricordi?
Dicesti qualche cosa sorridendo;
risposi, credo, anch’ io qualche banalità scoprendo
il fascino di un dialogo tra i sordi.

Tuo nonno era un grand’ uomo, famoso chissà cosa,
di loro si usa dire “è ancora in gamba”.
Mi espose a gesti e a sputi quella “weltanshauung” sua stramba
puntando come un indice una rosa.

Malinconie discrete che non sanno star segrete,
le piccole modeste storie mie,
che non si son mai messe addosso il nome di poesie,
amiche mie di sempre, voi sapete!
Ebbrezze conosciute già forse troppe volte:
di giorno bevo l’ acqua e faccio il saggio.
Per questo solo a notte ho quattro soldi di messaggio
da urlare in faccia a chi non lo raccoglie.

Il tuo patrigno era un noto musicista,
tuo padre lo incontravi a qualche mostra.
Bevemmo il tè per terra e mi piaceva quella giostra
di gente nelle storie tue d’ artista.

Mi confidasti trepida non so quale segreto
dicendo “donna” e non “la cameriera”.
Tua madre aveva un forte mal di testa quella sera:
fui premuroso, timido, discreto.

E tu nell’ altra stanza che insegui i tuoi pensieri,
non creder che ci sia di meglio attorno:
noi siamo come tutti e un poco giorno dopo giorno
sciupiamo i nostri oggi come ieri.
Ma poi che cosa importa? Bisogna stare ai patti:
non voglio il paradiso né l’inferno.
Se a volte urlo la rabbia, poi dimentico e mi perdo
nei mondi dentro agli occhi dei miei gatti.

Uscimmo un po’ accaldati per il troppo vino nero,
danzammo sulla strada, già albeggiava.
Sembrava una commedia musicale americana,
tu non lo sai, ma dentro me ridevo…

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Accordi

   
Re Fa#m Do Sol Re
  Re           Fa#m    Mim7         Re
Andammo i pomeriggi cercando affiatamento:
   Re7+      Do    Re7+         Sol
scoprivo gli USA e strani giornaletti.
  Re          La
Ridesti nel vedermi
	 Sol          Re
grande e grosso coi fumetti,
     Do         Sol            Re
anch'io sorrisi sempre più scontento.
    Re              Fa#m
Poi scrissi il nome tuo
	 Sol         Re
versando piano sulla neve
   Re     Do   Re           Sol
la strana cosa che sembrava vino.
   Re           La
Mi aveva affascinato
	 Sol       Re
il suo colore di rubino:
   Do           Sol          Re
perchè lo cancellasti con il piede?
   La         Sol La     Sol          Re
La scatola meccanica per musica è esaurita,
  La        Sol           Re
rimane solo l'eco in lontananza,
   La         Sol 
ma dimmi cosa fai lontana via
	   Re
nell'altra stanza,
   La         Sol           Re
ma dimmi cosa fai della tua vita.
  La
O sera, scendi presto!
  Sol            Re
O mondo nuovo, arriva!
  La         Sol            Re
Rivoluzione, cambia qualche cosa!
  La              Sol
Cancella il ghigno solito
	           Re
di questa ormai corrosa
    La                       Sol
mia stanca civiltà che si trascina.
Poi piovve all'improvviso sull'Amstel,
ti ricordi? Dicesti qualche cosa sorridendo;
risposi, credo, anch'io 
qualche banalità scoprendo
il fascino di un dialogo fra i sordi.
Tuo nonno era un grand'uomo,
famoso chiss? cosa,
di loro si usa dire "è ancora in gamba".
Mi espose a gesti e a sputi
quella weltanshauung sua strana
puntando come un indice una rosa.
Malinconie discrete
che non sanno star segrete,
le piccole modeste storie mie,
che non si son mai messe
addosso il nome di poesie,
amiche mie di sempre, voi sapete!
Ebbrezze conosciute
già forse troppe volte:
di giorno bevo l'acqua
e faccio il saggio.
Per questo solo a notte
ho quattro soldi di messaggio
da urlare in faccia a chi
non lo raccoglie.
Il tuo patrigno era
un noto musicista,
tuo padre lo incontravi a qualche mostra.
Bevemmo il tè per terra
e mi piaceva quella giostra
di gente nelle storie tue d'artista.
Mi confidasti trepida
non so quale segreto
dicendo "donna" e non "la cameriera".
Tua madre aveva un forte
mal di testa quella sera:
fui premuroso, timido, discreto.
E tu nell'altra stanza
che insegui i tuoi pensieri,
non creder che ci sia di meglio attorno:
noi siamo come tutti
e un poco giorno dopo giorno
sciupiamo i nostri oggi come ieri.
Ma poi che cosa importa?
Bisogna stare ai patti:
non voglio il paradiso nè l'inferno.
Se a volte urlo la rabbia,
poi dimentico e mi perdo;
nei mondi dentro agli occhi dei miei gatti.
  Re                Fa#m
Uscimmo un po' accaldati
       Sol         Re
per il troppo vino nero,
   Re    Do    Re               Sol
danzammo sulla strada, già albeggiava.
   Re           La
Sembrava una commedia
    Sol       Re
musicale americana,
   Do             Sol         Re
tu non lo sai, ma dentro me ridevo.

Re Fa#m Sol Re
Re Fa#m Do Sol Re

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