Il povero Elia – Fausto Amodei

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Testo Della Canzone

Il povero Elia – Fausto Amodei

di Fausto Amodei, Cantacronache

Lo chiamavano il povero Elia
un campione di nullatenente
all’anagrafe sanno chi sia
ma del resto nessuno sa niente

fin dal giorno che al mondo egli venne
non si sa che mammella succhiò
il suo padre era un certo N.N.
chi sa mai come Elia non crepò

Poveraccio! Se anche crepava
gli poteva importar poco o niente
questa vita da cani gli dava
da rimpiangere un bell’accidente

non sapeva neppure poppare
né giocare un bel gioco sul serio
non potè fin da allora peccare
né di gola né di desiderio

Non aveva una faccia da furbo
e nessuno si volle fidare
a pigliarsi l’ingrato disturbo
d’insegnargli a che serva rubare

non fu mai molestato da un cane
nessun colpo su lui fu sparato
Questo è vero, moriva di fame
ma passava per tipo fidato

Poveraccio! Se anche crepava
gli poteva importar poco o niente
questa vita da cani gli dava
da rimpiangere un bell’accidente

non sapeva a che serve l’argento
né i pollastri degli altri e così
anche al settimo comandamento
si tramanda che non trasgredì

E le donne, persin le puttane,
che di solito son generose
si curavan men che di un cane
delle sue prestazioni amorose

ma l’Elia anche senza l’amore
non sentì né provo delusione
ne si appese dal grande dolore
ad un laccio ed un po’ di sapone

Poveraccio! Se anche crepava
gli poteva importar poco o niente
questa vita da cani gli dava
da rimpiangere un bell’accidente

Non sapendone il significato
dell’amor non sentì la mancanza
e per questo non fece peccato
di lussuria, né d’intemperanza

Quando in guerra ebbe a fare il soldato
a nessuno potè far del male
Perché di diserzione accusato
lo spedirono in corte marziale

Quando uscì per la fucilazione
– Così almeno la storia ci dice, –
solo un tale da dentro il plotone
gli sorrise con aria infelice

Poveraccio! Di fronte alla morte
non avrà certo fatto buon viso
proprio quando gli dava la sorte
da rimpiangere un triste sorriso

ed adesso ch’è ben sotterrato
non avrà da temere l’inferno
non aveva mai fatto peccato
lo terrà ben con sé il Padreterno

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Accordi

     
       Mi-               Re
Lo chiamavano il povero Elia 
      Do              Si-
un campione di nullatenente 
     Mi7     La-7      Re7
all'anagrafe sanno chi sia 
Sol    Do      Si7      Mi- La7
ma del resto nessuno sa niente 

        Re                       Fa#7
fin dal giorno che al mondo egli venne
       Si-                Fa#-
non si sa che mammella succhiò
       Sol#7                 Do#-
il suo padre era un certo N. N.
       Fa#7                 Si
chi sa mai come Elia non crepò

 Si7 Mi                  La-6
 Poveraccio! Se anche crepava 
       Fa#7      Si7        Mi-
 gli poteva importar poco o niente
                Sol      Sib
 questa vita da cani gli dava 
 Fa    Do          Si7      La-7
 da rimpiangere un bell'accidente 

 Si7   Mi-     La-    Si7
 non sapeva neppure poppare 
 Mi-   La-7        Re7       Sol
 né giocare un bel gioco sul serio 
 Si7    Do         Re7     Sol
 non potè fin da allora peccare 
 Si7   Do      Re     SolRe7Sol   Si7 Mi-
 né di gola né di desiderio

Non aveva una faccia da furbo 
e nessuno si volle fidare 
a pigliarsi l'ingrato disturbo 
d'insegnargli a che serva rubare 

non fu mai molestato da un cane 
nessun colpo su lui fu sparato 
Questo è vero, moriva di fame 
ma passava per tipo fidato 

 Poveraccio! Se anche crepava
 gli poteva importar poco o niente 
 questa vita da cani gli dava 
 da rimpiangere un bell'accidente 

 non sapeva a che serve l'argento 
 né i pollastri degli altri e così 
 anche al settimo comandamento 
 si tramanda che non trasgredì

E le donne, persin le puttane, 
che di solito son generose 
si curavan men che di un cane 
delle sue prestazioni amorose 

ma l'Elia anche senza l'amore 
non sentì né provo delusione 
ne si appese dal grande dolore 
ad un laccio ed un po' di sapone 

 Poveraccio! Se anche crepava 
 gli poteva importar poco o niente 
 questa vita da cani gli dava 
 da rimpiangere un bell'accidente

 Non sapendone il significato 
 dell'amor non sentì la mancanza 
 e per questo non fece peccato 
 di lussuria, né d'intemperanza 

Quando in guerra ebbe a fare il soldato 
a nessuno potè far del male 
Perché di diserzione accusato 
lo spedirono in corte marziale 

Quando uscì per la fucilazione 
- Così almeno la storia ci dice, -
solo un tale da dentro il plotone 
gli sorrise con aria infelice

 Poveraccio! Di fronte alla morte 
 non avrà certo fatto buon viso
 proprio quando gli dava la sorte 
 da rimpiangere un triste sorriso 

 ed adesso ch'è ben sotterrato 
 non avrà da temere l'inferno 
 non aveva mai fatto peccato 
 lo terrà ben con sé il Padreterno

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