(
Giovanni D’Anzi –
Galdieri)
Totò
lo sono il fortunato ragazzone recente acquisto dell’umanità:
ho una superba faccia da frescone esuberante d’imbecillità.
Sportivo a tempo perso, un po’ monello, con la pipetta in bocca
me ne vo, m’atteggio a prepotente, a picchiatello, fo il saputello
eppure nulla so.
Marcello, io sono il piccolo Marcello, paffutello e sbarbatello, sfrontatello e sfacciatello.
Marcello, son più leggero d’un fuscello, più prezioso d’un gioiello, più innocente d’un porcello.
Marcello di qua, Marcello di là, Marcello di su, Marcello di giù, è strano lo so,
ma un fascino l’ho, ce l’ho, ce l’ho, ma certo che ce l’ho!
Marcello, son fatuo come un venticello, lieto come uno stornello, fesso come un somarello.
Marcello, col microscopico cervello, più piccino d’un pisello, penso solo che son bello;
sono il bello di mammà…
Ormai con la bellezza solamente si può ghermire la celebrità,
son molto noto infatti tra la gente che come me non tiene a che pensà.
Io so cantare come Rabagliati e vesto con quel certo non so che,
ho gusti delicati e raffinati:
vorrebbe ognuno somigliare a me!
Marcello, tutti mi chiedono il modello, della giacca e del cappello, del colletto e dell’ombrello.
Marcello, mi copian tutti questo o quello, dalla scarpa di vitello al mio passo di cammello.
Marcello di qua, Marcello di là, Marcello di su, Marcello di giù, non vedon che me, non sognan che me:
Marcè… Marcè! Ma Marcè? Mbè? Che c’e?
Marcello, se a mezza voce canterello qualche sciocco ritornello,
cantan tutti solo quello. Marcello, va soldato questo o quello,
ma sta a casa ognor Marcello.
E perchè Perché son bello: sono il bello di mammà!
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