Lupi e agnelli

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Testo Della Canzone

Lupi e agnelli di Fausto Amodei

I Movimento – ALLEGRO: LE CAUSE

L’aneddoto racconta che, in riva ad un ruscello,
eran venuti a bere un lupo ed un agnello
e il lupo, nonostante che si trovasse a monte,
rimproverò l’agnello d’intorbidargli la fonte.

Smentito su ‘sto punto il lupo tagliò corto:
«Tuo padre – disse – un giorno mi fece un grave torto!»
E, prima che l’agnello muovesse un’obbiezione,
apri la bocca e ne fece un boccone.

La leggenda è vecchia e la sua morale
è già bell’e guasta;
la contraddizione fondamentale
però c’è rimasta:

là nella foresta ci son due classi,
i lupi e gli agnelli;
gli uni mangian gli altri: questa è la prassi
grazie a cui le bestie credon d’essere fratelli.

La legge della jungla si esprime in forme chiare:
«Se tu sei lupo, mangi, se no ti fai mangiare».
Perciò, fatti mangiare, se il lupo sono io,
in quanto siamo entrambi figlioli del buon Dio.

Per evitar gli estremi c’è il metodo consueto
di fare gli sciacalli, ovvero il medio ceto:
si mangian le carogne uccise in eccedenza,
le mani stan pulite e la coscienza.

Il funzionamento è garantito
a tutto il sistema
dal fatto che i lupi ci hanno appetito
a pranzo ed a cena,

ma una debolezza, molto evidente,
è il fatto scontato
che chi vuol mangiare deve ovviamente
essere in minore quantità di chi è mangiato.

Infatti a un certo punto in tutta la struttura,
mancando ogni controllo, vi fu una strozzatura:
la quantità di agnelli che, al giorno, si uccideva
divenne ben maggiore di quella che nasceva;

paurosi di potere morire ad ogni passo
gli agnelli, a poco a poco, perdevan tutto il grasso
e i lupi e gli sciacalli si posero in esame
il rischio di dover morir di fame.

Ma per rimediare alla congiuntura
la programmazione
ti razionalizza questa struttura
che poi va benone:

gli uni mangian gli altri col vecchio schema
però a condizione
che non si squilibri tutto il sistema
come, d’altra parte, dice la Costituzione.

II Movimento – VALZER LENTO: I RIMEDI

A favore degli agnelli si fissò, con un editto
che nessuno ne mangiasse oltre un massimo prescritto;
si ammazzavano gli agnelli con sei mesi di preavviso
e seguendo sempre un turno regolare e ben preciso.

Gli animali più istruiti si associarono a difesa
dei diritti degli agnelli, coll’appoggio della Chiesa.

Poi, per opera di un gruppo di sciacalli un po’ ribelli
fu votata un’altra legge a favore degli agnelli
che fissava, per chiunque intendesse farli fuori,
il dovere di adottare solo metodi indolori.

E cosi, poco per volta, ci si avviava, bene o male,
verso una democrazia veramente occidentale.

Colle mutue, le pensioni, l’assistenza agli orfanelli,
si decise, come premio per la classe degli agnelli
di donare l’erba e il fieno, fino al giorno della morte,
a un agnello su duecento, legalmente estratto a sorte.

III Movimento – RUMBA: LE PREVISIONI

Per abbassare i costi e per ridurre i tempi
gli agnelli erano uccisi, in base a noti esempi,
non più, così al minuto, o come merce sciolta,
ma solo più all’ingrosso e tutti in una volta.

Ma il diavolo si sa che, per quanti trucchi cerchi,
sa fare ben le pentole ma non i coperchi:
cioè, a dirlo in forma più esatta e perentoria
ci ha sempre una dialettica la storia.

Gli agnelli, messi in gruppo, per esser quindi uccisi
capiron d’esser molti, ma d’essere divisi:
così, poco per volta, in seno a quelle masse
si aprì quella ch’è detta «coscienza della classe».

«Coscienza della classe», è facile a spiegare
vuol dire solo voglia di non farsi mangiare.
La fine del racconto, la storia che vien poi,
quella che vivremo presto noi.

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