Legio XII fulminata – Murubutu Testo della canzone

Il Testo della canzone di:
Legio XII fulminata – Murubutu


Quando Giove pluvio s'elevò e s'adirò
Aprì le sue braccia e scosse il tetto del cielo
La nube dentro il buio si inarcò e scaricò
L'ampia massa d'acqua giunta al getto [?]
Nembi, cirri, strati, pioggia a fiumi, gli assetati
Fulmini fra i turbini, poi culmini sui crani Quadi
Nembi, cirri, strati, pioggia a fiumi ai legionari grati
Fulmini fra i turbini, poi culmini sui crani bei

Quando Marco Aurelio guardò il limes scese il buio
S'accesero le torce delle orde del nord
L'assedio di Aquileia non fu altro che un preludio
Di un nuovo contraccolpo, e tu sei pronto? No, no, no, no
[?] al confine, uomini buoni a morire
Corpi disposti su file, fuochi su fuochi su pire
Spinti dai Goti qua in cеrca di nuovi luoghi e bottini
Spinsero i popoli nomadi oltre lе linee del limes
Quando in pieno plenilunio splende ancora l'impero
Dalle file alle frontiere porta il panico, il panico
Corpi sopra i fossi tra il Danubio ed il Reno
Porta a Roma la vittoria del Bellum Germanicum
Quanti sui campi dall'impatto sui [?]
Pronti ad armarsi e compatti, e contro Sarmati e Vandali
Contro il gran marcomanno, ma quanto manca a occuparli?
Ma qua c'è Roma ai comandi, e contro i Quadi altri barbari sparsi

Quando Giove pluvio s'elevò e s'adirò
Aprì le sue braccia e scosse il tetto del cielo
La nube dentro il buio si inarcò e scaricò
L'ampia massa d'acqua giunta al getto [?]
Nembi, cirri, strati, pioggia a fiumi, gli assetati
Fulmini fra i turbini, poi culmini sui crani Quadi
Nembi, cirri, strati, pioggia a fiumi ai legionari grati
Fulmini fra i turbini, poi culmini sui crani bei

Ogni estate è così calda che quasi incendiava l'aria
La legione fu accerchiata, venne chiusa ogni sua via
L'orda barbara aspettava pronta con la lama salda
Che perdesse ogni speranza fino alla follia
Umani bruciati dal caldo, il Sole ora parve una falce
Il villaggio bruciava sul campo e ardeva su elmi e corazze
Ed i Quadi aspettavano intanto, posti là in mezzo alle fratte
A dare il colpo di grazia con colpi d'ascia e di mazza
Ma un mago dei Romani invocò i demoni pagani
Inondarono la piana, sì, con nembi e temporali
Acqua che scendeva immane e dissetava i legionari
Che lottavano bevendo dentro gli elmi insanguinati
Poi la boria del cielo cambiò i piani avversari
Quando un fulmine sui crani portò il panico, il panico
La furia dell'impero sopra i Quadi e i Germani
Un nome all'imperator di Germanicus maximus

Quando Giove pluvio s'elevò e s'adirò
Aprì le sue braccia e scosse il tetto del cielo
La nube dentro il buio si inarcò e scaricò
L'ampia massa d'acqua giunta al getto [?]
Nembi, cirri, strati, pioggia a fiumi, gli assetati
Fulmini fra i turbini, poi culmini sui crani Quadi
Nembi, cirri, strati, pioggia a fiumi ai legionari grati
Fulmini fra i turbini, poi culmini sui crani bei

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