Canzone per Piero

Album

È contenuto nei seguenti album:

1974 Stanze di vita quotidiana
2010 Storia di altre storie

Testo Della Canzone

Canzone per Piero di Francesco Guccini

Mio vecchio amico di giorni e pensieri da quanto tempo che ci conosciamo,
venticinque anni son tanti e diciamo un po’ retorici che sembra ieri.
Invece io so che è diverso e tu sai quello che il tempo ci ha preso e ci ha dato:
io appena giovane sono invecchiato, tu forse giovane non sei stato mai.

Ma d’ illusioni non ne abbiamo avute, o forse si, ma nemmeno ricordo,
tutte parole che si son perdute con la realtà incontrata ogni giorno.

Chi glielo dice a chi è giovane adesso di quante volte si possa sbagliare,
fino al disgusto di ricominciare perchè ogni volta è poi sempre lo stesso.
Eppure il mondo continua e va avanti con noi o senza e ogni cosa si crea
su ciò che muore e ogni nuova idea su vecchie idee e ogni gioia su pianti.

Ma più che triste ora è buffo pensare a tutti i giorni che abbiamo sprecati,
a tutti gli attimi lasciati andare e ai miti belli delle nostre estati.

Dopo l’inverno e l’ angoscia in città quei lunghi mesi sdraiati davanti,
liberazione del fiume e dei monti e linfa aspra della nostra età.
Quei giorni spesi a parlare di niente sdraiati al sole inseguendo la vita,
come l’ avessimo sempre capita, come qualcosa capito per sempre.

Il mio Leopardi, le tue teologie: “Esiste Dio ?” Le risate più pazze,
le sbornie assurde, le mie fantasie, le mie avventure in città con ragazze.

Poi quell’ amore alla fine reale tra le canzoni di moda e le danze:
“E’ in gamba sai, legge Edgar Lee Masters. Mi ha detto no, non dovrei mai pensare.”
Le sigarette con rabbia fumate, i blue jeans vecchi e le poche lire,
sembrava che non dovesse finire, ma ad ogni autunno finiva l’ estate.

Poi tutto è andato e diciamo siam vecchi, ma cosa siamo e che senso ha mai questo
nostro cammino di sogni fra specchi, tu che lavori quand’ io vado a letto.

Io dico sempre non voglio capire, ma è come un vizio sottile e più penso
più mi ritrovo questo vuoto immenso e per rimedio soltanto il dormire.
E poi ogni giorno mi torno a svegliare e resto incredulo, non vorrei alzarmi,
ma vivo ancora e son lì ad aspettarmi le mie domande, il mio niente, il mio male…

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Accordi

   
Dom Dom5+ Fam Sol7 (2v.)

		Do	  7+      7
Mio vecchio amico di giorni e pensieri
	   Fa  Sol7	 Do
da quanto tempo che ci conosciamo,
	    Sol	         7      Mi7 Lam
venticinque anni son tanti e diciamo
	 Re7	          Sol7
un po' retorici che sembra ieri.
Invece io so che è diverso e tu sai
quello che il tempo ci ha preso e ci ha dato;
io appena giovane sono invecchiato,
tu forse giovane non sei stato mai.
	   Mi7	             Lam
Ma d'illusioni non ne abbiamo avute,
	 Sol	   Sol7	      Do
o forse sì, ma nemmeno ricordo,
	  Mi7	       Lam
tutte parole che si son perdute
	    Re7	                    Sol7
con la realtà incontrata ogni giorno.
Chi glielo dice a chi è giovane adesso
di quante volte ci si possa sbagliare,
fino al disgusto di ricominciare
perchè ogni volta è sempre lo stesso.
Eppure il mondo continua e va avanti
con noi o senza e ogni cosa si crea
su ciò che muore e ogni nuova idea
su vecchie idee e ogni gioia su pianti.
Ma più che triste ora è buffo pensare
a tutti i giorni che abbiamo sprecati,
a tutti gli attimi lasciati andare,
ai miti belli delle nostre estati.
Dopo l'inverno e l'angoscia in città 
quei lunghi mesi sdraiati davanti,
liberazione del fiume e dei monti
e linfa aspra della nostra età.
Quei giorni spesi a parlare di niente
sdraiati al sole inseguendo la vita
come l'avessimo sempre capita,
come qualcosa capito per sempre.
Il mio Leopardi, le mie teologie:
"Esiste Dio ?" Le risate più pazze,
le sbornie assurde le mie fantasie
le mie avventure in città con ragazze.
Poi quell'amore alla fine reale
tra le canzoni di moda e le danze:
"è in gamba sai, legge Edgar Lee Masters ...
Mi ha detto no, non dovrei mai pensare."
Le sigarette con rabbia fumate,
i blue jeans vecchi e le poche lire
sembrava che non dovesse finire
ma ad ogni autunno finiva l'estate.
Poi tutto è andato e diciamo siam vecchi,
ma cosa siamo e che senso ha mai questo
nostro cammino di sogni tra specchi,
tu che lavori quando io vado a letto.
Io dico sempre non voglio capire,
ma è come un vizio sottile e più penso
più mi ritrovo questo vuoto immenso
e per rimedio soltanto il dormire.
E poi ogni giorno mi torno a svegliare
e resto incredulo, non vorrei alzarmi,
ma vivo ancora e son lì ad aspettarmi
le mie domande, il mio niente, il mio male

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