Contrasto fra padrone e contadino

Testo Della Canzone

Contrasto fra padrone e contadino di Canzoni Fiorentine

Idalberto Targioni
Canzoni della Toscana

Coro
Stasera siam venuti a questo posto
per farvi, con dei versi genuini,
racconto di un durissimo contrasto
che avvenne fra padrone e contadini.
Il padrone dicea:

Padrone
Brutto pezzente,
da un pezzo in qua la terra non ti frutta;
di conseguenza o stai senza far niente
o la raccolta me la pigli tutta.
Per te pago le tasse giornalmente
e spesso resto colla borsa asciutta,
pertanto a seguitar di questo passo
le mie finanze vanno sempre in basso.

Contadino
Padrone mio, non faccia tanto chiasso,
non si lamenti molto del suo stato:
vedo ch’è bello ben nutrito e grasso
ed io son secco, povero e strappato.
Lei mangia, beve, dorme e va a spasso
e in vita sua non ha mai lavorato,
mantiene servi, cameriere e cuoco,
io lavoro dimolo e mangio poco.

Padrone
O contadino, il tuo linguaggio fioco
dice che ti sei fatto prepotente,
ma se qualcuno t’ha insegnato il gioco
a me stai certo non mi puoi far niente.
Se cominci a gettar olio sul fuoco
sarà peggio per te sicuramente,
se mangi poco e versi assai sudore
pensa che tu non sei nato signore.

Contadino
Se lei padrone avesse un po’ di cuore
non ci farebbe certe osservazioni,
sappiamo che nel mondo il Creatore
non fece servi né fece padroni,
non fece oppresso né fece oppressore,
guerre, carneficine e distruzioni,
ma il suolo popolò d’erbe e di frutti
perché dasse lavoro e pan per tutti.

Padrone
O contadino mio, male ti butti
a me non preme di saper se Dio
in comune donò la terra a tutti,
ma solo penso all’interesse mio.
Se spesso tu ti trovi a labbri asciutti,
di questo male non ho colpa io;
del resto, se tu soffri, abbi pazienza,
nell’altro mondo avrai la ricompenza.

Contadino
Padrone, di parlarle in confidenza
se mi permette, allor la pregherei
a soffrire ed a star nell’astinenza
che cominciasse a dar l’esempio lei.
Ma invece è sempre pien di prepotenza
e vuol campare co’ sudori miei,
dunque per ispiegarmi e farla corta
del Paradiso a lei non gliene importa.

Padrone
O villanzone, o mente malaccorta
che al tuo padrone manchi di rispetto,
accattar ti vedrei con una sporta
se ti mandassi via dal poderetto.
Ma se di tribolar non te ne importa,
per poco resterai sotto al mio tetto,
i contadini ormai, non mi sgomento,
ne caccio uno e ne ritrovo cento.

Contadino
Sor padrone, m’ascolti un sol momento,
mi dica: se non fosse il contadino
chi le procurerebbe il nutrimento,
il pane bianco e il prelibato vino?
Siam noi, che col sudore e collo stento
l’empiamo la cantina e il magazzino;
se a lavorare non si fosse noi
vorrei saper che mangereste voi.

Padrone
Tu t’intendi di pecore e di buoi,
di galline, di polli e di maiali,
l’opera nostra giudicar non puoi
e tu presumi di volar senz’ali.
Somari come te non siamo noi,
conosciamo i fenomeni sociali;
per conseguenza è inutile il contrasto:
chi è nato ciuco dee portare il basto.

Contadino
Padrone, non tocchiamo questo tasto:
se siam somari non è colpa nostra;
però si schiude un orizzonte vasto
e a noi la verità qualcun ci mostra.
Siamo lo scherno dell’umano impasto,
siamo asserviti alla grandezza vostra,
ma ora l’avvenir ci da speranza
di toglier l’ingiustizia e l’ignoranza.

Padrone
Ora ti sei spiegato anche abbastanza,
vorresti una riforma, ho ben capito:
pover’a te se speri all’eguaglianza!
quello che chiedi mai non è esistito.
Chi predicando va la fratellanza,
lo vedo, t’ha purtroppo ammalizzito;
ma tutto questo, sai, non ci spaventa,
noi siamo quattrocento e loro in trenta.

Contadino
Signor padrone, i’ lievito fermenta
e i’ panettiere ha messo foco in forno.
Se di pochi dimolti si diventa
se ne potrebbe riparlare un giorno.
Ed ora, udienza, se sei stata attenta
aprili gli occhi e guardati dintorno:
l’unione fa la forza, tu lo vedi,
non istar più in ginocchio, alzati in piedi.

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