Falso contatto

Album

È contenuto nei seguenti album:

1987 Parlami d’amore Mariù
1994 E pensare che c’era il pensiero

Testo Della Canzone

Falso contatto di Giorgio Gaber

di GaberLuporini

MONOLOGO

(Interno – notte)
“Eh sì… vivo da solo… Si vede, eh… C’è un po’ di confusione, ma c’è tutto. Sono contento che tu sia salita un attimo. Non l’avrei mai sperato. No, non fraintendermi… con una donna come te non lo farei mai… Cioè, sì, lo farei… cioè… che casino… voglio dire… non siamo qui per questo. Siediti. Ci ho anche del whisky. Ne vuoi un po’?”
E lei: “No. Voglio fare l’amore con te.”
“Come? Cos’hai detto?”
“Sì…” ripete tranquilla, “voglio fare l’amore con te.”
Avevo capito bene. E la Madonna! Ma è una meraviglia. Un miracolo. Bisogna afferrarli al volo, i miracoli. Mica te lo chiedono due volte. Ecco, non le do neanche il tempo di finire la frase. La prendo tra le braccia e la stringo fortissimo. Sono troppo eccitato. La trascino in camera. Mi slaccio la camicia. Mi tolgo le scarpe, i pantaloni, le mutan…
Oddio! Non sono pronto. Eppure mi piace da impazzire… Niente. Come mai? No, non facciamo scherzi… proprio stasera. Non mi succede mai. Comunque le mutande le tengo. Lei è già sotto il lenzuolo. Chissà se è completamente nuda. Speriamo di no, cioè magari… un po’ di seta…
Mamma mia, che faccio? Ecco, mi sdraio vicino a lei e prendo tempo. Silenzio. Cerco di comunicarle quanto sia emozionante l’attimo in cui non è ancora successo niente… Le faccio: “Il sabato del villaggio.” E lei, abbracciandomi: “Caro!… “Ma come ‘caro’? Mi chiamava Giorgio fino a un minuto fa… Per loro è facile. Sono subito pronte. lo invece… che faccio? La strada della tenerezza, certo… che poi è proprio quella che a un certo punto… Sì, mi piace, mi dà fiducia. Basta non preoccuparsi. Ma sì, così; con calma. L’accarezzo esplorandola dolcemente in ogni punto del corpo con la punta delle dita. La pelle è sottile. Poi premo leggermente con sensibilità lenta, lentissima, orientale. Niente. Neanche l’Oriente mi aiuta. Sono disperato.
Provo a buttarmi su di lei con ardore. Il resto verrà da sé. Infatti, lo sapevo. Meno male… È bellissima, sì, sì. L’abbraccio, la stringo, la bacio, poi le accarezzo il viso, la guardo negli occhi, e la ribacio, la bacio, la bacio, la bacio…
Sì, ma non posso mica andare avanti a baciarla tutta la notte! Calma. Lei non si è ancora accorta di niente. Vedi quando si dice ‘una donna meravigliosa’… ‘una santa’?!
“Come sei bella!”
E lei: “Sì, ma fermati, fermati. Non preoccuparti. Non ti devi sforzare.”
Ahi, aveva capito tutto… ‘la santa’. Mi discosto sfiduciato, in silenzio. Lei si rannicchia dolcemente con la testa sulla mia spalla e mi accarezza piano, quasi distrattamente. Sta cercando di aiutarmi. E ci riesce… Brava, ci sta riuscendo… così, così… miglioro, miglioro. Ora scende, sì, con grande delicatezza gioca con l’elastico delle mie mutande. Che fa? Me le toglie? Nooo! Errore! Fine del miglioramento.
In questi casi… o uno sprofonda, o fa dello spirito. È il mio genere: “Sono belli gli amori spirituali, eh… Non si corre il rischio della volgarità.” Genialità sprecata. Non è disposta a certe intuizioni. Mi fa solo: “Spero non sia colpa mia…” Lasciamoglielo credere, lasciamoglielo credere! Che poi è anche vero. Non si dice in quel modo “Voglio fare l’amore con te.” Non è mica un annuncio economico. E poi, poi non ci si spoglia così: TRAC! La colpa è sua. Sì, va bene, è bellissima… ma la colpa è sua. Ma che credeva di fare? Si è anche tutta profumata, come una…
Ecco, quest’idea della troia mi piace… più di quella della santa. Perché non ci ho pensato prima? Ci sono dei pensieri che fanno effetto. Sì, sì, sento che succede qualcosa… finalmente, finalmente. In un attimo sono sopra di lei. Ci siamo. Questa volta me la prendo, me la prendo. Sì, sento affluire il sangue da tutte le parti. Affluire, affluire, affluire… No, non da tutte le parti.
Mi ritiro piano piano nel mio angolino. Lo so, lo so, l’unica cosa è non preoccuparsi, ma… a un certo punto… si preoccupa lei, la santa. Bisogna distrarla. “Vuoi una sigaretta?” È sempre così. Negli intervalli tra un tentativo e l’altro si fumano tre pacchetti di sigarette e si parla anche di Gheddafi.
Durante la conversazione lei strofina un po’ il suo corpo contro il mio. Poi un po’ di più. lo continuo con la Libia. Non le dispiace mica il Medio Oriente. È che a furia di sfregarsi a un certo punto la santa ha una voglia di scopare tale che non si riesce a immaginare neanche in uno scimmione. Mi salta addosso letteralmente. Ora è sopra di me. Sono in sua balia. Non mi dà tregua. Che faccio? Dovrebbero aspettare, le donne, per dio! Dovrebbero star lì buone… che poi magari tutt’a un tratto scatta. E invece ti aiutano cioè, credono di aiutarti… e ti toccano… ahi! maldestre, anche. Allora, sì… che fare? lo mi difendo come posso. Cerco di facilitare la sua passione… che arrivi al massimo. Certo, faccio qualcosa con le mani… così alla rinfusa, con le ginocchia mi agito, tocco, stringo, struscio, sgambetto… Lei morde, geme. Poi si calma, si calma… Si calma… Dev’essere andata bene. Scivolo da sotto di lei sempre più furtivo. Lei resta immobile a pancia in giù. Un attimo di silenzio. Ho capito. È il momento della dolcezza. Le passo una mano sui capelli e la guardo pieno di comprensione…
Niente. Dorme come un sasso.
Devo aver dormito un po’ anch’io. Dalla finestra chiusa male filtra un po’ di luce, azzurra, discreta, silenziosa. È mattino. Strano come dopo certe stanchezze e stravolgimenti capiti qualche volta al mattino una specie di superattività insensata delle funzioni genitali. E, ai soggetti che per tutta la notte sono stati, diciamo così, frigidi, gli viene come una potenza insospettabile, una vera e propria ‘fame d’amore’… Che poi, più che fame d’amore, è un irrigidimento meccanico da stato febbrile.
Fa lo stesso. Occorre approfittare. Lei sta dormendo ignara. Devo svegliarla. Questa volta ho le carte in regola. “Svegliati, cara, svegliati!” Lei apre gli occhi a fatica. È ancora mezza addormentata. E io, sottovoce: “Voglio fare l’amore con te.” Non mi sembra entusiasta. Ma come? Dopo avermi violentato per tutta la notte… Non importa. Mi ci butto addosso… tutto nudo, spettinato, con la barba lunga, ma eccitatissimo. Lei mi guarda spaventata. lo la aggredisco facendole sentire tutta la mia potenza. Non si diverte niente. Possibile? Mai vista una cosa del genere… cioè, in una donna… certo, sono sempre pronte, loro. Non può sfuggirmi così. Ora l’aiuto io. Le passo una mano sui seni. Non può sfuggirmi così. Scendo, scendo… forse ci siamo. Le afferro le mutande. Lei se le tiene. Ma che modi sono?! Certo, la sera leoni, eh… Te lo faccio vedere io, avanti, così, buona… Macché! Non ci sta. Si divincola, stringe le gambe. “Ma io ti violento, scema! che volevi fare tu, stanotte? Sì, sì, ti violento… così!..” Mica facile però, se lei non ci sta. Come faranno, come faranno. Ecco, così, brava, finalmente, sull’ala dello slancio cede, cede, cede. L’ho distrutta. Non ha più energie. Non partecipa, ma cede. Mi lascia fare. Me ne frego. Vado, vado da solo. La prendo con forza, con gesti bruschi, rapidi, isterici, pazzi. Un guizzo nervoso. Un guizzo da lucertola. È roba di secondi. Parlo, bacio, urlo. mugolo, muoio… È la fine… Amore, amore, amore!!!
‘Amore’… Che strana parola.
Sono ancora sopra di lei, immobile. Le stringo forte una mano, ma siamo separati dappertutto. Stringere una mano così disperatamente è l’amore al suo stadio più finale. E il silenzio è il suo fissativo. Quando il silenzio si è insediato fra due persone è difficile farcelo uscire. Il silenzio penetra nei muri, nelle stanze, nei mobili… Ovunque è presente. Sotto di esso la vita continua, ma non si sente. Assopita, immobile… come noi, ora.

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