di
Gaber –
Luporini
Lâuomo capisce tutto, tranne le cose perfettamente semplici.
In un paesino della Toscana del Dugento, zona purissima agricola e pastorizia, nacque un bambino di nome Giotto da Bondone. Il fatto che da grandicello se la facesse con le pecore non turbò molto, perchÚ era un ragazzo strano…
Il sesso dei grandi pittori rimane sempre per noi un fatto molto misterioso. Anche se fanno un originale televisivo, appena câÚ una situazione interessante, non so, Giotto che accarezza la pecora con lo sguardo “giusto”… insomma sul più bello, arriva un attore con cravatta e occhiali che non câentra niente, gli strappa la pecora di mano e legge un foglio dagli studi di via Teulada!
Peccato… volevamo conoscere Giotto, e invece ci tocca inventare…
A me piace immaginarlo intelligentissimo, come noi, sì, sì lo vedo, lo vedo che disegna sui sassi, con le matite colorate “Giotto”, il megalomane! E pensa, perchÚ non Ú vero che non pensa a niente, pensa, pensa per esempio alla possibilità di fare un cielo diverso da come lo dipingevano prima. Rinnovare tutto, e come tutti sanno queste cose si possono fare soltanto elaborando con la logica e il ragionamento.
Per sviluppare la sua intelligenza Giotto si esercita a lungo nel gioco degli scacchi, legge “lâEspresso”… ora che il formato Ú piccolo gli torna anche meglio guardare le pecore… si abbona a “Panorama”, si tiene in continuo contatto con Umberto Eco, segretario della Biennale di Bondone.
Il cielo, si sa, nei quadri di allora Ú sempre dipinto dâoro, oro zecchino, implacabile e fisso! A Giotto non sembrava tanto giusto, e qui comincia il suo tormento.
Studia la duttilità dellâoro per modificarla, per portarla avanti, poi tenta un cielo… e gli viene tutto dâoro.
Studia la chimica, le stratificazioni… oro un poâ più chiaro, oro un poâ più scuro, ma sempre oro! Capisce che la chimica non può risolvere il suo problema.
Si occupa di filosofia, e siccome Ú intelligente diventa materialista: soltanto un cambiamento strutturale avrebbe potuto far cambiare il cielo.
Ragiona per giorni e giorni, non si può dire che non sia tenace, si sente abbastanza preparato per affrontarlo, poi ne dipinge uno…enorme!… …âPAAHâ!âŠTutto dâoro!
Eâ in preda ad una crisi di nervi, soffre terribilmente di insonnia e per addormentarsi conta le pecore, ma non gli basta, si alza di scatto e parte per Milano â Giotto era un grande viaggiatore, sì, un viaggiatore di cultura, le pecore le vedeva solo negli intervalli, come noi. Milano, Bologna, Copenaghen, partecipa al primo convegno internazionale di semiotica, poi psicanalisi e politica, ormai la necessità di fare un cielo diverso Ú diventato un fatto collettivo, si mette al lavoro con gli altri, e pensa, pensa, tutti insieme elaborano il linguaggio nuovo per un cielo… per un cielo tutto dâoro!… Basta, basta, Ú furibondo, litiga con tutti, fa un gran casino, manda a fanculo Giorgio Bocca, Pasolini, Lacan, tutti, esce incazzato sbattendo la porta!…
Si sente più leggero, pensa anche di non andar più dallo psichiatra. E qui ha unâintuizione strana, che stravolge anche la mia interpretazione di Giotto intelligente… decide di farsi curare da un veterinario, così, come un animale.
Poi, gli casca lâocchio sul cielo e fa: “Boh… a me mi sembra azzurro… Maremma maiala il cielo Ú azzurro!”.
E tutti: “No, no, il cielo Ú dâoro, Ú sempre stato dâoro, che sciocchezza, Ú dâoro, il cielo!”.
Lo dipinge dâazzurro, il bestione ignorante, e tutti: “Eeeehh!…”. E anche Umberto Eco, che Ú cieco ma intelligente: Vuoi vedere che Ú azzurro davvero? Bastava guardare!… Ho capito!… Ho capito che non câÚ niente da capire!
Capire che non câÚ niente da capire!… Ma non Ú ancora capire.