Con gli occhi chiari e le ciglia all’insù
ed un vestito firmato Cardin
mi sorrideva dentro la vetrina
con la sua bocca rossa e piccolina.
Ai suoi piedini le scarpe marron
su cui brillava la luce del sol
bella e pulita era sempre alla moda
sempre ordinata, pronta per uscire.
Io ogni momento ero lì da lei
innamorato del viso suo di cartapesta
e lì tra saldi, offerte e novità
con lei l’inverno era d’estate
era più dolce la mia pena.
Tutte le donne che ho avuto fin qui
m’hanno soltanto sbranato di più
m’hanno mangiato tutto quel che avevo
ed hanno riso di quel che dicevo.
Per un momento mi han detto di sì
poi m’han sputato addosso dei no,
giocan la carta che gli dà il momento,
domani…domani è solo un avverbio di tempo
No, lei era lì dentro la sua vetrina
che mi aspettava ogni mattina, come una sposa
come un uccellino chiedendomi:
“Andiamo via… andiamo via
viviamo insieme questa storia.”
Una sassata e il cristallo va giù
e poi di corsa con lei a casa mia,
io la stringevo qui tra le mie braccia
e carezzavo quella strana faccia.
Sotto la pioggia ballammo un, due, tre…un, due, tre…
un valzer lento suonava da sè
ed io parlavo del nostro futuro
e lei piangeva in silenzio, lo giuro…
E… tra quattro pareti e un tetto
lì si calmò nel nostro petto
pena con pena.
Via, in sella a tutto l’universo
ho fatto del passato un verso
perduto in fondo ad un poema.
E poi… poi sono arrivati loro
e mi hanno tirato fuori a spintoni dalla mia casa
e mi hanno rinchiuso qui, tra quattro pareti bianche,
dove vengono, vengono a trovarmi i miei amici,
di giorno in giorno… di mese in mese… di anno in anno…