Il pensionato

Album

È contenuto nei seguenti album:

1976 Via Paolo Fabbri 43
1984 Fra la via Emilia e il West – Vol. 1
2010 Storia di altre storie

Testo Della Canzone

Il pensionato di Francesco Guccini

Lo sento da oltre il muro che ogni suono fa passare,
l’ odore quasi povero di roba da mangiare,
lo vedo nella luce che anch’ io mi ricordo bene
di lampadina fioca, quella da trenta candele,
fra mobili che non hanno mai visto altri splendori,
giornali vecchi ed angoli di polvere e di odori,
fra i suoni usati e strani dei suoi riti quotidiani:
mangiare, sgomberare, poi lavare piatti e mani.

Lo sento quando torno stanco e tardi alla mattina
aprire la persiana, tirare la tendina
e mentre sto fumando ancora un’altra sigaretta,
andar piano, in pantofole, verso il giorno che lo aspetta
e poi lo incontro ancora quando viene l’ ora mia,
mi dà un piacere assurdo la sua antica cortesia:
“Buon giorno, professore. Come sta la sua signora?
E i gatti? E questo tempo che non si rimette ancora…”

Mi dice cento volte fra la rete dei giardini
di una sua gatta morta, di una lite coi vicini
e mi racconta piano, col suo tono un po’ sommesso,
di quando lui e Bologna eran più giovani di adesso…

Io ascolto e i miei pensieri corron dietro alla sua vita,
a tutti i volti visti dalla lampadina antica,
a quell’ odore solito di polvere e di muffa,
a tutte le minestre riscaldate sulla stufa,
a quel tic-tac di sveglia che enfatizza ogni secondo,
a come da quel posto si può mai vedere il mondo,
a un’ esistenza andata in tanti giorni uguali e duri,
a come anche la storia sia passata fra quei muri…

Io ascolto e non capisco e tutto attorno mi stupisce
la vita, com’è fatta e come uno la gestisce
e i mille modi e i tempi, poi le possibilità,
le scelte, i cambiamenti, il fato, le necessità
e ancora mi domando se sia stato mai felice,
se un dubbio l’ ebbe mai, se solo oggi si assopisce,
se un dubbio l’ abbia avuto poche volte oppure spesso,
se è stato sufficiente sopravvivere a se stesso…

Ma poi mi accorgo che probabilmente è solo un tarlo
di uno che ha tanto tempo ed anche il lusso di sprecarlo:
non posso o non so dir per niente se peggiore sia,
a conti fatti, la sua solitudine o la mia…

Diremo forse un giorno: “Ma se stava così bene…”
Avrà il marmo con l’ angelo che spezza le catene
coi soldi risparmiati un po’ perchè non si sa mai,
un po’ per abitudine: “eh, son sempre pronti i guai” .
Vedremo visi nuovi, voci dai sorrisi spenti:
“Piacere”, “E’ mio”, “Son lieto”, “Eravate suoi parenti?”
E a poco a poco andrà via dalla nostra mente piena:
soltanto un’ impressione che ricorderemo appena…

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Accordi

   
  Rem
Lo sento da oltre il muro 
che ogni suono fa passare,
			    La4
l'odore quasi povero di roba 
	La7
da mangiare.
Lo vedo nella luce che anch'io 
mi ricordo bene
di lampadina fioca, quella da 
	 Rem
trenta candele,
fra mobili che non 
hanno mai visto altri splendori,
    Re7				
giornali vecchi ed angoli 
   Solm
di polvere e di odori,
       Do7			
fra i suoni usati e strani 
         Fa
dei suoi riti quotidiani:
     Solm       Sib	    
mangiare, sgomberare, 
    Mi7              La7
poi lavare piatti e mani.
Lo sento quando torno 
stanco e tardi la mattina
aprire la persiana, tirare la tendina,
e mentre sto fumando 
ancora un'altra sigaretta
andar piano, in pantofole, 
verso il giorno che lo aspetta
e poi lo incontro ancora 
quando viene l'ora mia,
mi d? un piacere assurdo 
la sua antica cortesia:
"Buon giorno, professore. 
Come sta la sua signora?
e i gatti, e questo tempo 
che non si rimette ancora..."
   Do7			   
Mi dice cento volte 
       Fa
fra la rete dei giardini
   Do7				  
di una sua gatta morta, 
       Fa
di una lite coi vicini
  Solm				
e mi racconta piano, 
        Rem
col suo tono un po' sommesso
   Mi7	
di quando lui e Bologna 
        La7
eran più giovani di adesso.
Io ascolto, e i miei pensieri 
corron dietro alla sua vita,
a tutti i volti visti 
dalla lampadina antica,
a quell'odore solito 
di polvere e di muffa,
a tutte le minestre 
riscaldate sulla stufa,
a quel tic-tac di sveglia 
che enfatizza ogni secondo,
a come da quel posto 
si pu?ò mai vedere il mondo,
a un'esistenza andata 
in tanti giorni uguali e duri,
a come anche la storia 
sia passata fra quei muri.
Io ascolto e non capisco, 
e tutto intorno mi stupisce
la vita, com'è fatta 
e come uno la gestisce
e i mille modi e i tempi, 
poi le possibilità,
le scelte, i cambiamenti, 
il fato, le necessit?
e ancora mi domando 
se sia stato mai felice,
se un dubbio l'ebbe mai, 
se solo ora si assopisce,
se un dubbio l'abbia avuto 
poche volte oppure spesso,
se è stato sufficiente 
sopravvivere a se stesso.
Ma poi mi accorgo che 
probabilmente ? solo un tarlo
di uno che ha tanto tempo 
ed anche il lusso di sprecarlo:
non posso o non so dir per niente 
se peggiore sia
a conti fatti 
la sua solitudine o la mia.
Diremo forse un giorno: 
"Ma se stava così bene..."
Avrà il marmo con l'angelo 
che spezza le catene
coi soldi risparmiati 
un po' perchè non si sa mai,
un po' per abitudine: 
son sempre pronti i guai.
Vedremo visi nuovi, 
voci dai sorrisi spenti:
"Piacere", "è' mio", "Son lieto", 
"Eravate suoi parenti?"
e a poco a poco andrà via 
dalla nostra mente piena,
soltanto un'impressione che 
  Rem  La7  Rem
ricorderemo appena.

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