Lasciatemi restare così
tra questa barca e il cielo
fermo e inimmaginato come una nota di Mahler
sopra un violino solo.
Lasciatemi restare così
con questo pescecane legato al mio fianco
che dovrei riportare a riva
se solo fosse un po’ più stanco.
Così, dove tutte le cose sono soltanto
battelli di passaggio,
viste e perdute nell’attimo che un faro
le trapassa di un raggio.
Perché il vecchio adesso ha vent’anni
e il mare ne ha milioni di milioni,
perché il vecchio adesso ha un sorriso
che ha superato tutte le illusioni.
E l’amore, l’amore, l’amore,
che bella scusa per sentirsi vivo
è stato questo amore,
e l’amore, l’amore, l’amore
che insensata pagina di violenze, lacrime, sudore,
e lontano, lontano, lontano il vecchio
ha sempre la tua lettera che dice di tornare,
perché ti ha amato così tanto
nonostante l’amore.
Lasciatemi questa zona d’ombra,
questo sentimento di non partenza;
stendermi, ben sapendolo,
in questa dolcissima, totale indifferenza;
ho figli che devono tirare le reti
e fastidiosi richiami dalla riva,
e conti da saldare
con chi mi compra il pesce perché io sopravviva.
E l’amore, l’amore, l’amore
che infrangibile anello è stato il tuo amore,
l’attimo nella nebbia
che più credibilmente rassomiglia al sole
in mezzo a scogli e stelle e guizzi di delfini
da non considerare
perché il vecchio ora sa che è vero solo il mare.
E non c’è niente che sia vero
tranne il mare;
il vecchio sa,
perché ora il vecchio
è il mare.