Siamo i poeti, i nani sui giganti,
non si direbbe, eppure siam viventi;
metaforiamo, metaforiamo tutto,
da non capirci più se c’era un senso sotto.
Abbiamo in testa idee meravigliose,
che raramente coincidono con le cose:
voliamo alto, se non capite niente
peggio per voi, mica scriviamo per la gente…
e parte la corazzata Potemkin
in un tripudio di bandiere festanti,
e si consegnano premi,
e si proclamono geni
e gli altri tutti dietro
in barca a remi…
qua e là sul ponte gira un verso d’amore
un po’ spaesato in mezzo a tanto splendore:
sinestesie fulminanti,
allitterati non sensi,
mani morte senza complimenti,
due battutine sui colleghi assenti,
piccole piccole, così innocenti:
tira l’ancora, gira l’elica,
com’è bello andar
liberi sul mar!
Non hanno scampo le goffe imitazioni
di 4 o 5 scribacchini di canzoni:
loro non sanno scavare la parola
fino a ridurla come un torsolo di mela!
Giù nella stiva, fra i topi e l’olio cuore
c’è ancora posto per qualche cantautore
e qualche critico, parziale od imparziale
secondo il ritmo della sua vita sessuale…
che bella la corazzata Potemkin!
La ciurma impavida non teme confronti:
in mezzo stanno i veggenti,
a prua le nuove correnti,
a poppa le correnti ricorrenti;
ti ruba gli occhi mentre fila sul mare,
se andasse a sbattere sarebbe immortale
mentre Giovanni declama,
“Zanzi” va fuori tema,
ed Edoardo mette lì un poema
col cruciverba della settimana
e i logaritmi della sera prima…
ehi, voi di lassù,
bella gioventù,
c’è qualcuno che
è rimasto giù!
Butta l’ancora!
Ferma l’elica!
Vergognatevi,
manca Laura P.!
manca Laura P.,
manca Laura P.,
senza Laura P.
nun se pò partì…
senza Laura P.
nun se pò partì!