Jack, irlandese imbronciato,
dentro a un bar era seduto.
Quando proprio sul più bello
Arrivò uno spiritello.
“È giunta l’ora di partire
Nel mio mondo devi venire”
Ma Jack, che era furbo e astuto,
non ci pensò nemmeno un minuto.
E al diavoletto che lo chiamava
In questo modo rispondeva
“Vecchio diavolo che te ne vai
Per il mondo in cerca di guai.
Lascia almeno che l’ultima volta
Io mi beva un bicchiere di vodka
E poiché l’oste devo pagare
In un penny ti dovrai trasformare”.
Il diavoletto, senza pensare
Che al suo aspetto non poteva tornare,
In un battibaleno si mutò
In una moneta che Jack intascò.
“Jack Jack ti prego, ti imploro.
A essere diavolo di nuovo
Tu ora devi farmi tornare
In cambio di ciò che mi vorrai domandare”.
Jack, che di morire non ne voleva sapere,
gli chiese di non farsi più vedere.
Né oggi né domani né mai
Che lo lasciasse vivere senza procurargli guai.
Il diavolo, che non era poi così cattivo
Se ne andò punto sul vivo
E fino a che Jack campò
Sul suo cammino mai più lo incontrò.
Giunto all’età di 100 anni
Jack pensò che i suoi malanni
Potevano ora anche finire
E si preparò per partire.
Arrivato che fu al gran portone
Bussò e bussò per ore e ore.
Ma ad aprirgli nessuno arrivò
E Jack spazientito allora gridò:
“O diavolo che vivi lì dentro
Fammi entrare nel tuo antro.
Non vedi i miei capelli canuti
E che tutti i denti mi sono caduti?”
Sogghignando lo spiritello
Da una finestra del suo castello:
“Oh Jack, ma io non posso.
Tempo fa, infatti, ho promesso
Che se il mio aspetto mi restituivi
Ti avrei lasciato nel mondo dei vivi.
E ora che tu non ci vuoi più restare
Non so davvero cosa fare.
Meglio, perciò, se te ne vai
Per il mondo dove vuoi”.
E nel proferir queste parole
Contro al vecchio tirò un tizzone.
Da allora narra la storiella
Che Jack con la sua fiammella
Erra in giro per le città
Quando cala l’oscurità.
E per non far spegnere il lumino
Jack si è creato un lanternino
Usando la zucca a mo’ di lumicino.