Lamento del contadino – Canzoni Fiorentine

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Testo Della Canzone

Lamento del contadino – Canzoni Fiorentine

Canzoni della Toscana
Adamo TintiCaterina Bueno

Vi prego tutti, o cittadini
di ascoltare o po’eri contadini,
che dopo tanto che si lavora
e mai di pace non abbiamo un’ora.

Colla zappa e lo zappone
e lo zaino i ‘ssu groppone
giovani e vecchi, tutti armati,
noi sembriamo tanti soldati.

Si va colla speranza della raccolta,
si spera sempre sarà di morta,
poi vene la ruggine e la brinata:
ecco la vita bell’e disperata.

Quando la faccenda è fatta
qui’ po’ di grano s’arraccatta
e po’ viene la battitura
e tutti còrgano co’ gran premura.

I’ primo frate che vien sull’aia
saluta i’ cappoccia e po’ la massaia
e a sedere si mette a i’ fresco
lo vole i’ grano pe’ San Francesco.

Poi c’è i’ cappuccino con quella barba
che gli ci viene dopo l’alba:
padre Dionigi e San Gregorio
accattate l’anime del Purgatorio.

Po’ c’è la monica colla sacchetta
lo vole i’ gran per Santa ‘Lisabetta,
per mantenere l’uso e ‘l sistema
e a ‘i contadino la raccolta scema.

Po’ c’è i’ sensale colla bugia,
lui più di tutti ne porta via
e colla scusa di vedé la stalla
lo vuole il fieno per la cavalla.

Poi c’è i’ dottore, i’ veterinario,
il fabbro, il sarto e i’ carzolaio,
la levatrice con i’ becchino,
e tutti addosso al po’ero contadino.

Mangiare e bere a’ mietitori,
e po’ pagarli saran dolori;
e gli ci corre giù alla lesta,
al contadino cosa gli ci resta?

Lasciamo stà queste partite,
ma ce n’è d’artre più squisite
e di tutte questa è peggiore:
la mezza parte la vol i’ padrone.

Poi vien i’ tempo della vendemmia
e allora sì che si bestemmia:
e gli si mette dentro la botte
e gli si vende e bona notte.

Po’ si prende un po’ di vinaccia,
so fa una botte con acquettaccia
e lì di beve tutto l’inverno,
si soffre pene dell’inferno.

Poi c’è la massaia che viene in piazza
con que’ be’ polli di prima razza;
per rivestire i lor bambini
a casa porta de’ savattini.

Po’ c’è le ragazze fresche e belle:
pe’ fassi il letto e le gonnelle
e dietro l’uscio depongan l’uova,
e chi le schiaccia e poi nessun le cova.

Così success’a’ mie’ finali
e si sta peggio de’ maiali,
e si lavora quant’e vvoi
e i maltrattati siamo sempre noi.

 
[nextpage title=”Accordi per chitarra”]

Accordi

     
   Do 
Vi prego tutti, o cittadini

di ascoltare o po'eri contadini,
         Sol7
che dopo tanto che si lavora
                           Do
e mai di pace non abbiamo un'ora.

Colla zappa e lo zappone
e lo zaino i 'ssu groppone
giovani e vecchi, tutti armati,
noi sembriamo tanti soldati.

Si va colla speranza della raccolta,
si spera sempre sarà di morta,
poi vene la ruggine e la brinata:
ecco la vita bell'e disperata.

Quando la faccenda è fatta
qui' po' di grano s'arraccatta
e po' viene la battitura
e tutti còrgano co' gran premura.

I' primo frate che vien sull'aia
saluta i' cappoccia e po' la massaia
e a sedere si mette a i' fresco
lo vole i' grano pe' San Francesco.

Poi c'è i' cappuccino con quella barba
che gli ci viene dopo l'alba:
padre Dionigi e San Gregorio
accattate l'anime del Purgatorio.

Po' c'è la monica colla sacchetta
lo vole i' gran per Santa 'Lisabetta,
per mantenere l'uso e 'l sistema
e a 'i contadino la raccolta scema.

Po' c'è i' sensale colla bugia,
lui più di tutti ne porta via
e colla scusa di vedé la stalla
lo vuole il fieno per la cavalla.

Poi c'è i' dottore, i' veterinario,
il fabbro, il sarto e i' carzolaio,
la levatrice con i' becchino,
e tutti addosso al po'ero contadino.

Mangiare e bere a' mietitori,
e po' pagarli saran dolori;
e gli ci corre giù alla lesta,
al contadino cosa gli ci resta?

Lasciamo stà queste partite,
ma ce n'è d'artre più squisite
e di tutte questa è peggiore:
la mezza parte la vol i' padrone.


Poi vien i' tempo della vendemmia
e allora sì che si bestemmia:
e gli si mette dentro la botte
e gli si vende e bona notte.

Po' si prende un po' di vinaccia,
so fa una botte con acquettaccia
e lì di beve tutto l'inverno,
si soffre pene dell'inferno.

Poi c'è la massaia che viene in piazza
con que' be' polli di prima razza;
per rivestire i lor bambini
a casa porta de' savattini.

Po' c'è le ragazze fresche e belle:
pe' fassi il letto e le gonnelle
e dietro l'uscio depongan l'uova,
e chi le schiaccia e poi nessun le cova.

Così success'a' mie' finali
e si sta peggio de' maiali,
e si lavora quant'e vvoi
e i maltrattati siamo sempre noi.

 

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