Lettera – Francesco Guccini

 

 

Album

È contenuto nei seguenti album:

1996 D’Amore di morte e di altre sciocchezze
2010 Storia di altre storie

Testo Della Canzone

Lettera –  Francesco Guccini

In giardino il ciliegio è fiorito agli scoppi del nuovo sole,
il quartiere si è presto riempito di neve di pioppi e di parole.
All’ una in punto si sente il suono acciottolante che fanno i piatti,
le TV son un rombo di tuono per l’ indifferenza scostante dei gatti;
come vedi tutto è normale in questa inutile sarabanda,
ma nell’ intreccio di vita uguale soffia il libeccio di una domanda,
punge il rovaio d’ un dubbio eterno, un formicaio di cose andate,
di chi aspetta sempre l’ inverno per desiderare una nuova estate…

Son tornate a sbocciare le strade, ideali ricami del mondo,
ci girano tronfie la figlia e la madre nel viso uguali e nel culo tondo,
in testa identiche, senza storia, sfidando tutto, senza confini,
frantumano un attimo quella boria grida di rondini e ragazzini;
come vedi tutto è consueto in questo ingorgo di vita e morte,
ma mi rattristo, io sono lieto di questa pista di voglia e sorte,
di questa rete troppo smagliata, di queste mete lì da sognare,
di questa sete mai appagata, di chi starnazza e non vuol volare…

Appassiscono piano le rose, spuntano a grappi i frutti del melo,
le nuvole in alto van silenziose negli strappi cobalto del cielo.
Io sdraiato sull’ erba verde fantastico piano sul mio passato,
ma l’ età all’ improvviso disperde quel che credevo e non sono stato;
come senti tutto va liscio in questo mondo senza patemi,
in questa vista presa di striscio, di svolgimento corretto ai temi,
dei miei entusiasmi durati poco, dei tanti chiasmi filosofanti,
di storie tragiche nate per gioco, troppo vicine o troppo distanti…

Ma il tempo, il tempo chi me lo rende? Chi mi dà indietro quelle stagioni
di vetro e sabbia, chi mi riprende la rabbia e il gesto, donne e canzoni,
gli amici persi, i libri mangiati, la gioia piana degli appetiti,
l’ arsura sana degli assetati, la fede cieca in poveri miti?
Come vedi tutto è usuale, solo che il tempo stringe la borsa
e c’è il sospetto che sia triviale l’ affanno e l’ ansimo dopo una corsa,
l’ ansia volgare del giorno dopo, la fine triste della partita,
il lento scorrere senza uno scopo di questa cosa… che chiami… vita…

 
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Accordi

   
Re  Sol  La  Sol

	  Re
In giardino il ciliegio è  fiorito
       Sol
agli scoppi di un nuovo sole,
         La
il quartiere si è  presto riempito
	          Re              La4
di neve di pioppi e di parole.
La           Re
All'una in punto si sente il suono
	   Sol
acciottolante che fanno i piatti,
     La
le TV son un rombo di tuono
	          Re               La4 
per l'indifferenza scostante dei gatti;
La    Sol
come vedi tutto è  normale
	       La
in questa inutile sarabanda
	      Re            La   
ma nell'intreccio di vita uguale
	     Sol                 La
soffia il libeccio di una domanda
	       Sol
punge il rovaio di un dubbio eterno
	     La
un formicaio di cose andate,
	   Fa#7                 Sim
di chi aspetta sempre l'inverno
	    Sol              La4        
per desiderare una nuova estate.

Re  Sol  Re  Sol

Son tornate a sbocciare le strade,
ideali ricami del mondo,
ci girano tronfie la figlia e la madre
nel viso uguali e nel culo tondo,
in testa identiche, senza storia,
sfidando tutto, senza confini,
frantumano un attimo quella boria
grida di rondini e ragazzini ;
come vedi tutto è  consueto
in questo ingorgo di vita e morte,
ma mi rattrista, io sono lieto
di questa pista di voglia e sorte
di questa rete troppo smagliata,
di queste mete lì da sognare,
di questa sete mai appagata,
di chi starnazza e non vuol volare.

Re  Sol  Re  Sol

Appassiscono piano le rose,
spuntano a grappi i frutti del melo,
le nuvole in alto van silenziose
negli strappi cobalto del cielo.
Io sdraiato sull'erba verde
fantastico piano sul mio passato
ma l'età all'improvviso disperde 
quel che credevo e non sono stato ;
come senti tutto va liscio
in questo mondo senza patemi,
in questa vista presa di striscio,
di svolgimento corretto ai temi,
dei miei entusiasmi durati poco,
dei tanti chiasmi filosofanti,
di storie tragiche nate per gioco
troppo vicine o troppo distanti.

Re  Sol  Re  Sol

Ma il tempo, il tempo chi me lo rende?
Chi mi dà indietro quelle stagioni
di vetro e sabbia, chi mi riprende
la rabbia e il gesto, donne e canzoni,
gli amici persi, i libri mangiati,
la gioia piana degli appetiti,
l'arsura sana degli assetati,
la fede cieca in poveri miti ?
Come vedi tutto è  usuale,
solo che il tempo chiude la borsa
e c'è il sospetto che sia triviale
l'affanno e l'ansimo dopo una corsa,
l'ansia volgare del giorno dopo,
la fine triste della partita,
il lento scorrere senza uno scopo 
Sol 		        La4 Re Sol Re
di questa cosa che chiami vita.

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