(di
Odoardo Spadaro)
Dodici mamme sopra un panca
stavan facendo una cuffia bianca,
una cuffietta piena di fiocchi,
dodici cuffie per i marmocchi.
Per i marmocchi non giunti ancora
ma che ben presto, forse all’aurora,
avrebber messo il capino biondo
in faccia al sole, in faccia al mondo.
Dodici mamme sopra una panca,
la Ninna Nanna che mai non stanca,
cantarellavano ai bei poppanti
dodici mamme, dodici canti.
Dormono tutti dentro la cuna,
dodici bimbi guarda la luna,
la candeluccia si sta smorzando,
dodici mamme stanno vegliando.
,
Dodici veglie preghiere a Dio,
“Dio buono, vigila il bimbo mio”.
Passano i giorni, passano gli anni,
passan le fasce, le cuffie e i panni.
Spuntano i denti e un giorno in fretta,
il nome “Mamma” già si balbetta.
Si chiede il pappo, la minestrina,
un pò per volta, poi si cammina.
Passano gli anni velocemente,
restan le mamme che amaramente
pensano a quando, lì sui ginocchi,
dondorellavano i bei marmocchi.
Un giorno scuotesi tutta la terra,
romba il cannone, questa è la guerra.
Dodici mamme son trepidanti,
con gli altri parton dodici fanti.
Dodici vecchie sopra una panca,
come la neve la testa è bianca.
Dodici vecchie testine bianche
vegliano sempre ma non son stanche.
Dodici mamme, dodici cuori,
dodici affetti, mille dolori.
Dodici pianti, così va il giorno,
dodici attese, nessun ritorno.
Ninna Nanna!
Nanna Ninna!