Ottave e stornelli antifascisti

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Testo Della Canzone

Ottave e stornelli antifascisti di Canzoni Romane

Canzoni Laziali

1) So’ stato a lavorà pe’ coprì er fosso;
un giorno o l’altro lo farò un fracasso:
pe’ sei e cinquanta lavorà nun posso,
me torna mejo conto de stà a spasso.
Ma chi magna la carne e chi l’osso:
è l’ora adesso de cambiallo er passo.
Nun è più tempo de vecchi fascisti,
in Italia semo tutti comunisti.

2) Ci alziamo la mattina e guardiamo intorno
perché noi non sappiamo dove andiamo
in cerca di lavoro è proibbito
che nun se trova manco a batte un chiodo
E mi moje che me sgrida
dice: Oddio che brutta vita!
Vita da cani
perché noi siamo tutti disoccupati.

3) Cinque guerre ci ha dato re Vittorio
più vent’anni de fascio obbligatorio
non contento di tutto l’animale
cercava ancora un posto ar Quirinale.
Nel diciannove dopo il conflitto immane
il popolo chiede al re lavoro e pane
ai reduci del Carso sul mantello
je rispose con ojo e manganello.

4) Prima che se cantava Bandiera rossa
tutti se guadagnava quarche cosa;
adesso che se canta Giovinezza
ce fanno morì a tutti de debolezza.
Finche gira questa rota
la saccoccia è sempre vota:
co ‘sto bell’uso
ce fanno sdiggiunà er pezzo der muso.

5) Cent’anni fa, mannaggia la paletta,
li muratori annaveno in carrozza;
se lavorava come ‘na saetta,
tutti se guadagnaveno la stozza.
Ma adesso, poveracci,
nun se ponno fà du’ stracci.
Co’ questa vita
sarebbe ora da falla fenita.

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