di Gaber – Luporini
MONOLOGO
No, niente. L’altra sera sono andato al cinema… che poi non so neanche bene perché ci vado. Ogni volta che esco dal cinema mi sento più stupido e più cattivo. Non importa… ci vado lo stesso. Mi siedo e: PIM…PUM…PAM… calci, pugni, scontri… PIM…PUM…PAM… esplosioni, sangue, effetti speciali… E ritmo, ritmo, ritmo… tanto di quel ritmo che, secondo me… manca il ritmo.
Non importa. Vado a casa, prendo la macchina, infilo le chiavi… Non scoppierà mica? Lì scoppiavano tutte… BRUMMM… è andata bene.
Dunque, via Londonio, arrivo lì… non c’è più la casa, ho perso la casa. Avrò sbagliato strada. Fammi vedere: 24, 26… maledizione, manca il 28. Non sarà mica un effetto speciale, eh?… Ho perso la casa. Avevo appena finito di pagare il mutuo.
Un momento, calma, ricapitoliamo: sono uscito di casa… e c’era, sono andato al cinema, in macchina no… Non posso averla persa, la lascio sempre lì. Dove l’ho messa?!…
È vero, sono un po’ distratto… non trovo mai niente, ma la casa è bella grossa, duecento metri quadrati di casa, non è mica un bruscolino…
Me lo dice sempre la mia mamma che sono disordinato. Ha ragione. Ha ragione la mamma. A proposito, la mamma… Dove l’ho messa?!.. Ho perso anche la mamma. Possibile?
Devo fare la denuncia. Sì, tanto i carabinieri le mamme non le trovano mai… Non era neanche assicurata. Peccato. Peccato, non tanto per il valore, è che era un ricordo.
E adesso come faccio senza la mamma? È chiaro che mi ci vuole. Non c’è niente che sostituisca la mamma, nemmeno un’amicizia, un gruppo, un’appartenenza, una patria… l’Italia!
L’Italia… Dove l’ho messa?!… Ho perso anche l’Italia. Questa è grave…
L’Italia di Mazzini, di Cavour, l’inno di Mameli, il tricolore che sventola! La mia Italia. Chissà dove l’ho lasciata. Che poi se uno la trova mica te la dà indietro. Se la tiene. No, magari puoi recuperare i documenti, le carte, la burocrazia, i partiti… ma l’Italia… FIII, FIUUU… (fischia, come a dire ‘non c’è più’)
Sì, lo so, è duro riconoscere di avere perso tutti questi antichi valori. Ma questo secolo tanto indaffarato e ormai esausto ci lascia così, senza nulla che ci appartenga veramente, e soprattutto con la dolorosa sensazione che noi non apparteniamo a nulla.
1 commento
Giorgio Gaber, nel suo genio, aveva intuito alcuni temi della moderna sociologia: la società liquida, et, etc.
Alcuni amici dicevano: vuole solo indottrinarci, vuole fare il “furbo”. Se pensavano queste cose di lui, avevano
solo da non andare a vederlo. Inoltre G. Gaber ha avuto sempre il merito di “metterci la faccia”.