Canzone su Licio Nencetti partigiano

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Testo Della Canzone

Canzone su Licio Nencetti partigiano di Canzoni politiche

Anno 1944

Compagni se vi assiste la memoria
ricorderete i tempi d’oppressione
quella punta funesta della storia
che mise tutto il mondo in perdizione.
I popoli fra lor fecero guerra
ognuno perse il senno e la ragione
la morte dilagò sopra la terra
ovunque fu rovina e distruzione.

Nel cielo tonò il rombo del cannone
l’Italia si dovette inginocchiare
i tedeschi vi fecero invasione
si videro i fratelli deportare.
Per noi non ci fu pace e compassione
abbandonati fummo a trista sorte
il re tradì per primo la nazione
ed al nemico spalancò le porte.

Molti fatti di sangue e disumani
si videro dovunque consumare
famiglie trucidate come cani
in ogni strada e in ogni casolare.
A quei tempi a Arezzo fu Licio Nencetti
che alla ventura gli toccò scappare
la sua memoria meriti rispetti
e la sua storia ognun deve ascoltare.

Con lui lasciaron molti e terra e tetti
e le proprie famiglie abbandonate
armati di coraggio e di moschetto
col nome degli eroi stampato in petto.
L’8 settembre Licio aveva detto
che vendicato alfin avrebbe il padre
pure pensando bene il poveretto
al gran dolore della vecchia madre.

E sempre più su lui furor si scaglia
da Lucignano gli toccò scappare
perseguitato da tanta canaglia
in Casentin si dovette rifugiare.
E allora Licio dichiarò battaglia
e si mise i partigiani a radunare
facendo su quei monti accampamento
della vendetta attese il gran momento.

Rapidamente passano le ore
si scorge già il nemico da lontano
il cuor di Licio palpita d’ardore
ed a’ compagni tende la sua mano.
Ognuno sa che sono in minoranza
però d’ave’ timore nessun lo dice
al primo cenno scoppia la battaglia
e sibila rabbiosa la mitraglia.

E Licio nel successo non s’incaglia
rinnova coi compagni il giuramento
e dice: “Per maggior precauzione
decido di cambia’ la posizione.
Ritorneranno a fare un’incursione
e battendo e mulattiere e strade e ponti
e quando ci sarà il rastrellamento
col piombo gli faremo un complimento”.

A Monterosi fu il trasferimento
ma vennero scoperti e circondati
però la sorte non recò sgomento
dal gran coraggio furono animati.
Ognuno tenne fede al giuramento
per quanto si trovassero isolati
passarono con impeto all’attacco
ed al nemico ancor diedero smacco.

Ma la sciagura era già in vedetta
e contro Licio preparò l’agguato
il 23* di maggio per disdetta
da quelle belve venne catturato.
In carcere fu messo a tutta fretta
fra pugni e calci poi fu torturato,
ma Licio a loro nulla volle dire
perché i compagni lui ‘un volea tradire.

Più d’uno strazio gli toccò subire,
ma solo alla sua mamma lui pensava
qualche notizia pe’ falli pervenire
ormai che a morte certa se ne andava.
Nulla importava a lui quel partire,
nessuna grazia ai sgherri domandava
e dopo un giorno che fu carcerato
solo per finzione venne liberato.

Di nuovo fu ripreso e interrogato,
ma nessuna risposta volle dare
e allora col sistema più spietato
pugni e pedate presero a menare.
Pe’ l’ira furibonda il disgraziato
vide la dura sorte preparare,
tutto il veleno de quei delinquenti
s’accese fracassandogli anche i denti.

Il nostro eroe mantenne il suo coraggio
disprezzò il nemico con fierezza
finché un mattin del ventisette maggio
finir doveva la sua giovinezza.
Di salvarlo non c’era alcun miraggio
attese il suo verdetto con fermezza
fori della prigione fu portato
dove un plotone stava preparato.

E l’ordine di foco gli fu dato
e sparan su di lui quegli assassini
e mentre a Licio la fine gli scocca
stramazza a terra col sorriso in bocca.
Alla sua cara mamma con amore
ogni persona onesta asciuga il pianto
e sulla tomba a lui gli ponga un fiore
che esalti della gloria tutto il vanto.

Licio Nencetti, è tua questa canzone
col cuore di compagno te la canto
riposa in pace non ti scorderemo
la tua memoria rivendicheremo.

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