Classe 1923

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Testo Della Canzone

Classe 1923 di Germano Bonaveri

Classe millenovecentoventitre’,
mani piccole e ruvide,
dentro gli occhi le mille cicatrici
di giornate livide,
occhi di guerre combattute
o sentite dire
per ragazzini che non possono capire
quale sapore ha
la riconquista della liberta’.

Classe millenovecentoventitre’,
e una foto sbiadita…
di un ragazzo che oggi siede accanto me
raccontando una vita.
L’esperienza e’ un animale muto
che non puoi catturare,
non e’ mai troppo tardi per poter capire
quale sapore ha
la riconquista della liberta’.

Certo non e’ stagione
e la rivoluzione ormai non si fara’,
non serve un ideale
in questo carnevale che e’ l’umanita’,
ne’ santi ne’ bandiere
dentro l’ascensore della civilta’.

Classe millenovecentoventitre’,
puoi lasciarmi qualcosa?
Tra le mani stringi il bossolo svuotato
delle opportunita’.
Come stringere le mani di una donna
o regalare una rosa,
l’appennino che si sveglia all’alba ma vorrei sapere
quale sapore ha
la riconquista della liberta’.

Certo non e’ stagione
e la rivoluzione ormai non si fara’,
non serve un ideale
in questo carnevale che e’ l’umanita’,
ne’ santi ne’ bandiere
dentro l’ascensore della civilta’.

Classe millenovecentoventitre’,
sei lo specchio degli anni miei,
gli ideali sono scuse per esistere
col coraggio di vivere.
Ma se guardi bene in fondo all’orizzonte
vedi solo nuvole,
come in fondo all’esistenza di ogni essere
c’e’ un lottare inutile…
ma che sapore ha
la riconquista della liberta’

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