
Testo Della Canzone
Dagli Appennini alle bande di Canzoni politiche
Gianfranco Manfredi
Lui cercava per íl mondo la famiglia e di notte lavorava alla candela difendeva sempre íl nóme dell’Italia e la nonna dai briganti proteggeva e saliva sopra gli alberi più alti per pigliare al volo i colpi dei nemici ragazzini come lui ce n’eran molti scalzi e laceri eppur eran felici E parlavano di lui, scrivevano di lui , lo facevano più bamba e che bambino e parlavano di lui, scrivevano di lui sì, ma lui rimane sempre clandestino Ora pare che il suo nome sia teppista fricchettone criminal-provocatore pare che ami travestirsi da sinistra ma sía un docile strumento del terrore e lo beccano ogni tanto che si buca o maneggia un po’ nervoso una pistola o che lancia da una moto sempre in fuga una molotov sull’uscio della scuola Ora parlano di lui e scrivono dí lui lo psicologo il sociologo il cretino e parlano di lui e scrivono dí lui ma lui rimane sempre clandestino E si dice: se ci fosse più lavoro se il quartiere somigliasse meno a un lager non farebbe certo il cercatore d’oro assalendo il fattorino delle paghe ma è la merce che c’è entrata nei polmoni e ci dà il suo ritmo dí respirazione il lavoro non ci rende mica buoni ci fa cose che poi chiamano “persone” E se parlano di luí, se scrivono di lui è che il nostro sogno e’ ancora piccolino E parlano di luí e scrivono di lui e che e’ nostro e lui ci resta clandestino…
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