Gildo – Giorgio Gaber Testo della canzone

Il Testo della canzone di:
Gildo – Giorgio Gaber

{Strofa 1}
Fu proprio là nella corsia di un ospedale
Che aprii gli occhi e vidi un letto accanto al mio
Il primo giorno si ha una sensazione spiacevole e volgare
E i piccoli disagi non fanno bene al cuore
Ma la notte, la notte
Aumenta lo spessore del dolore con le sue presenze
La notte, il cuore è gonfio la notte
E i lamenti dei malati riempiono le stanze
Ma stranamente il giorno dopo prima che arrivino i parenti
Si fa un poco di ironia persino sui lamenti
E il letto accanto al mio con dentro un uomo grosso e un po' volgare
Diventa una presenza singolare

{Ritornello}
"Gildo, come faccio, mi vergogno, dovrei andare"
E Gildo, il grosso Gildo, mi insegna da sdraiato come devo fare
E intanto a pochi metri di distanza si fatica a respirare

{Strofa 2}
Sono le innocenti stonature di un salotto
Sono i piccoli fastidi, i gesti un po' meschini
Che fanno l'uomo veramente brutto
Ma in ospedale dove la perdita è totale
Dove lo schifo che devi superare
È quello di aiutare un uomo a vomitare
Dove non c'è più nessuna inibizione
Dal vomito al sudore, alla defecazione
E allora salti il piano se lo sai saltare
E entri in un altro reparto dell'amore

{Ritornello}
"Gildo, io vorrei che all'insaputa delle suore"
E Gildo, il grosso Gildo, mi passa di nascosto qualche cosa da mangiare
E intanto a pochi metri di distanza un uomo muore

{Strofa 3}
Si parla poco e piano per diverse ore
E a notte alta quell'ospite agghiacciante vien portato via
E riprende indisturbato e noncurante il ritmo della corsia
I piccoli disagi, l'ho già detto, fanno male al cuore
Ma il senso della morte
È sempre stato troppo forte
Gildo, non l'ho mai saputo immaginare
Chissà perché improvvisamente diventa elementare
Potrà sembrare irriverente ma qualche ora dopo
Ridevamo tutti per niente
Ma a scanso di fraintesi
Non è il cinismo mestierante dei dottori
Ma il senso della vita che ti spinge fuori

{Ritornello}
"Gildo, mi dispiace, son guarito, devo andare"
E Gildo, che naturalmente mai più nella mia vita ci avrò il gusto di incontrare
Nasconde, questa volta con vergogna, il suo dolore

{Strofa 4}
Il cielo azzurro e teso
E le mie gambe strane, senza peso
Attraversavo il giardino tremante
Come in un sogno riposante
Gli occhi delle nuove madri luccicavano
E i grossi seni sotto le vestaglie biancheggiavano
Solitario avvertivo quel candore, quell'aria di purezza
E il cielo era azzurrino e c'era un po' di brezza
E stranamente un senso d'amore che non so dire

Ecco una serie di risorse utili per Giorgio Gaber in costante aggiornamento

Pubblica i tuoi Testi!
Contattaci: [email protected]

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *