(di
Enzo Jannacci –
Cochi Ponzoni –
Renato Pozzetto)
C’eravamo attestati sull’avamposto picco delle tre croci,
strappato al nemico con indicibili sacrifici umani,
quando un giorno parto da detto picco
per portare un messaggio al comandante di brigata di stanza al campo base,
parto dal picco, vado giù per il vallone,
scendo nel ghiaione, attraverso il canalone
e mi metto al riparo di un masso,
sono lì dietro al masso,
faccio una roba dietro al masso,
metto fuori la testa dal masso, paamm!,
dall’altra parte mi sparavan giù le fucilate, il nemico maledetto.
Quando si sente nel petto il disprezzo della vita
e il coraggio di affrontare le… le… puttana eva.
Mi riferisco alla guerra del 15 al 18.
Un giorno incontro il Silvio e mi dice:
“Io vado a salvare la patria”, puttana eva, vengo anch’io,
sono corso a casa a prendere la valigia, il beauty eccetera
e avanti! Alla stazione ad aspettare la tradotta,
un treno carico di giovani che viaggia verso la morte,
una bella gita! Siamo tutti alla stazione ad aspettare il treno,
puttana eva, arriva il treno davvero e nel casino mi tirano su anche a me,
quattro giorni di viaggio, fuori sette sotto zero e dentro una puzza della miseria,
puttana eva, ma tira giù il finestrino,
“sigillato” ma cosa sigillato, che cosa,
che a me quando mi si sigilla mi fan girare le balle… puttana eva.
Dopo quattro giorni di viaggio, eccheggia nell’aria:
“siamo arrivati”. Siamo arrivati dove? puttana…
al centro di reclutamento, tutti giù dal treno.
Erano le sette del mattino, nevicava,
e… tutti questi ragazzi radunati sul marciapiede
me lo ricorderò sempre, mi sono detto…
puttana eva non mi ricordo più cosa ho detto quella volta lì,
va beh, fa niente a monte.
Ci portano in caserma ci mettono in fila indiana
e il Colonnello passa in rassegna la forza.
Eravamo tutti lì davanti al Colonnello, una bella persona alta, sprezzante
con tutti i gradi, con tutto il suo incedere… un po’ culo è?
Si ferma davanti a me, passa in rassegna la forza,
mi guarda fisso negli occhi e mi dice: “bravo”.
Non avevo ancora fatto un ostia, ma tira fuori il nemico che gli faccio un culo così.
“Non prenda iniziative, nell’esercito calma, ordine subordinazione
e lei per punizione porterà questo”.
Puttana eva… un cannone in spalla.
“Lo porto io” quel pirla di un Silvio…
Puttana eva, ci caricano come bestie e avanti partenza verso il fronte sulle vette del Carso,
“avanti” pim…pum…pam!
Ci sparavano adosso da tutte le parti,
mitragliamento, cannoneggiamento,
saltavan per aria le mine,
tutto sporco di sangue…
Puttana eva, e il Piave mormora.
Ma che cosa mormori a fare che io mi sto cagando adosso.
“Avanti, avanti, siamo arrivati”, arrivati dove?
puttana eva, tutti giù per terra.
“Siamo arrivati… siamo arrivati in trincea”,
un buco nel fango dove sparano, muoiono, mangiano, pisciano,
cagano, tutto dentro lì.
Ma vai fuori te a pisciare col nemico a settanta metri… pam zac pam! via tutto.
Il cecchino maledetto.
Siamo in trincea, patapim patapum, non succede un ostia,
e il malumore serpenteggia tra le file.
Un giorno arriva il capo di stato maggiore… e dice
“abbiamo organizzato una sortita”,
sentiamo, “la cartina qui parla chiaro, il nemico è a settanta metri”,
lo stadio di San Siro alle spalle.
“Prendiamo un gruppo di volontari,
con un manipolo di volontari andiamo su dalla sinistra e andiamo su di là,
con un altro manipolo di volontari andiamo sulla destra e andiamo su di là,
li prendiamo alle spalle e li facciamo fuori”.
“Avanti Savoia!”, non si muove nessuno,
“ci vado io” quel pirla di un Silvio,
salta su come un matto dalla trincea… prah ta ta ta ta
una mitragliata l’ha spaccato in due,
puttana eva… Sivio… Silvio… rispondi puttana eva,
ma porca di una puttana, salto su come un matto dalla trincea,
cosa avete sparato al mio amico che è venuto su per dimostrarvi
…ma che cazzo spari che sto parlando,
ah sì allora tò ciappa la baionetta,
ciappa la bomba a mano avanti Savoia,
indietro Savoia,
Savoia indietro,
puttana eva
indietro Savoia,
Savoia avanti indietro
indietro puttana eva.