Il traditore Tanturi

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Testo Della Canzone

Il traditore Tanturi di Daniele Bartolini

Non ti ricordi ancor del dieci marzo
quello che facesti a Poggio tu?
Volevi a noi tutti fucilare
mentre questo non accadde più.
Vile Tanturi,
la condanna si avvicina
e la tua carneficina
la dovrai presto scontar.

Or chiuso te ne stai nella prigione,
un rimorso ti sta a lacerà,
certo ti pentirai di quello che hai fatto,
ma il pentimento più non gioverà.
O scellerato
traditor degli italiani,
hai difeso i pescicani
pe aumentar la schiavitù.

Mentre passeggiavi per le strade
il mattin del dieci marzo, tu
un intimo compagno ci ammazzasti;
o vigliacco, che facesti tu!
Tre nostri cari
in qurl giorno so’ scomparsi,
anche lor dalle lor tombe
griderà vendetta a te.

Eran le dieci e venti del mattino,
di partigiani si stava a parlà,
tu coraggiosamente sei partito
a chiedere rinforzo alla città.
Al tuo partire
al comando fu il questore,
quel vigliacco e senza cuore
in quel giorno ebbe a morir.

In piazza principale del paese
i rastrellati conducesti tu,
tra questi altrettanti ne chiamasti
ed al supplizio li portasti tu.
Quanta importanza!
Con quel tuo modo di agire
ci sembravi il padrone
dell’intera umanità.

Per fortuna qualcuno del paese
andiede ad avvertire i partigiani
che in brutto stato si trova il paese
e presto lo venissero a salvar.
I partigiani,
come lupi so’ arrivati,
tanto rapidi e assetati
di quel sangue traditor.

Un’ora di terribile bufera
rese la vittoria ai partigiani:
diciotto so’ i fascisti che ammazati,
tra questi anche il questore a comandà.
Dei fascisti
superavano i duecento,
sol diciotto partigiani
glielo misero spavento.

C’erano tra famosi comandanti
tra i fascisti e i questurini
che fecero succede ‘l gran macello,
al tribunale dovrà comparì.
Mi scuserete,
io non son compositore,
figlio di un lavoratore,
meglio non vi posso dir.

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