La ballata di Longarone

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Testo Della Canzone

La ballata di Longarone di Beppe Chierici

(Beppe ChiericiDaisy Lumini)

Si dice che un giorno
un Dio scocciato
dei mali del mondo
lo abbia affogato.
Ma prima di usare
gli idranti celesti
Lui volle salvare
gli uomini onesti.

Fra tutti Noè
salvò la pellaccia,
gli altri, ahimé!
Eran tutta gentaccia…
Le bestie, va detto,
non sanno peccare
E su un “vaporetto”
le fa galleggiare.

Per quanto spietato
quel Dio genocida
salvò gli animali
dall’idro-corrida.
Or giunti a ‘sto punto
possiamo affermare
che a volte il buon Dio
sa ‘discriminare’…

Or son nove anni
che un monte annoiato
di starsene fermo
dov’era piantato,
scoprendosi intorno
la vallata bella
si disse “Un bel giorno
ci andrò in camporella!…”

Da tempo smaniava
quel monte iracondo
e alberi e massi
mandava nel fondo.
La gente sapeva
di questi “traslochi”,
di lui si diceva:
” ‘Sto monte …va in tòchi !”

E Tòc fu chiamata
l’inquieta montagna
” Neanca ‘e cavre
e a sù più no ‘e magna!”
Nessuno mai non ebbe
il sentore più vago
che in quella vallata
facessero un lago.

Invero nessuno,
a parte un cretino,
poteva pensare
di farci un bacino.
Qualcuno si mosse,
tentò di spiegare
che un lago col Toc
non era un affare.

“Sa, quella montagna,
non vuole star ferma,
mi creda è una “lagna”!
ne chieda conferma.
È velleitaria,
rivoluzionaria,
ci pianta una grana,
le dico, è una frana!…”

“Faremo la diga!
lo abbiamo deciso,
la gente del luogo
ne avrà preavviso.”
” Mi creda, siòr…
No sè ostruzionismo!…
(Eh eh…) Suvvia, signore…!
Un po’ di SADE…ismo !”

È nato il bacino
in quella vallata,
la gente ha paura
si sa condannata.
Si chiudon le porte
si tiran le tende
sul lago di morte
che lento si estende.

Ma il Toc ha deciso
di andarsene a spasso,
non dà preavviso
e scende da basso…
E a notte nel lago
si fa un pediluvio
E su Longarone
si avventa il diluvio.

È un’onda tremenda
che oscura le stelle,
tre oceani insieme
che il globo si espelle.
Distrugge ogni casa
le bestie, la gente
Fa “tabula rasa”
non resta più niente.

Vajont, Longarone,
duemila e più morti,
sei anni d’inchiesta,
controlli, rapporti,
dossier d’istruttoria,
e per ogni perizia
c’è il suo promemoria:
“Si vuole Giustizia!”

Illustri togati
e “Azzeccagarbugli”
decidon che “Onde
evitar tafferugli,
si spostino altrove
imputati e processo,
lontano da dove
il fatto è successo.”

Accusa e difesa…
Tre mesi di udienza
e al mondo in attesa
si dà la sentenza.
Trecento cartelle
per dir suppergiù :
“È acqua passata,
… non macina più ! “

Ma sopra una tomba
lassù a Fortogna,
son scritte sul marmo
diciotto parole
che gridano al mondo
la nostra vergogna :

“Barbaramente e vilmente trucidati

per leggerezza e cupidigia umana,

attendono invano giustizia

per l’infame colpa.

– Eccidio premeditato -“

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