Canzoni della ToscanaLa Lea va fà il bucato
alle pile d’amó
e poi lo va a stendere
al solicin d’amó.
Al freschin che c’era
e ci s’addormentò.
Passa un giovane cavaliere
e forte la chiamò
dicendo: «Bella Lea
dov’è lo to mari?»
«E il mio marit’è in Francia,
chi sa se tornerà.
La nave che lo porta
lo potesse affogà.
La luna che lo illumina
lo potesse accecà.
La terra che lo regge
lo potesse inghiottì».
«Stai zitta, bella Lea,
ti potrebbe sentì».
La Lea lo sente questo,
‘n ginocchio si buttò.
«E qui non c’è perdono»,
la testa a lei tagliò.
La testa fece un frullo
e via se ne scappò.
«Ora che tu sei morta,
dove ti metterò?
Farò fare una làpita
con cinque o sei mattó.
E sopra questa làpita
d pianterò un bei fió.
La gente che passeranno
diranno: «Che bel fió!
È il fior della Lea,
è morta pe l’amó».