
Testo Della Canzone
La leggenda della Neva di Canzoni politiche
Raffaele Mario Offidani (Spartacus Picenus)
La Neva contemplava La Neva trasportava La Neva commossa La Neva altri prodigi Là, sulla sacra Neva
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Accordi
La Mi La Neva contemplava La Re della folla umile e oscura La Si Mi il pianto silenzioso e la tortura. La Mi La plebe sanguinava La Re come Cristo sulla Croce La Mi Re svenata dalla monarchia feroce Mi che non paga di forche e di Siberia volle ancor della guerra la miseria... La Mi Ma sorse alfin un Uomo di coraggio Si- Mi La che infranse le catene del servaggio Mi e sterminò le piovre fino in fondo. La Quell'uomo fu Lenin Mi La liberator del mondo. La Neva trasportava verso il Mar, da Pietrogrado, il motto di Lenin "Chi è ricco è ladro" ed il motto volando per i mari e i continenti destò dal sonno gi schiavi dormenti. E valicò gli Urali, il Kremlino e giunse sino a Monaco e Berlino... Qui sventolando la Bandiera Rossa "Spartaco" diè il segnal della riscossa. E cadde. Ma alla notte, sulla Sprea - qual immenso falò - la salma risplendea. La Neva commossa alla Sprea vaticinava che non invano "Spartaco" spirava. La pura salma rossa ingigantì la tormenta e... "di denti di draghi fu sementa". Oh quanto ne fu di fertile il terreno e non soltanto sulla Sprea e sul Reno! Ben disse il duce degli Spartachiani: "Malgrado tutto, sarà mio il domani". E l'eco ripetè a tutta la Terra: "Fra oppressi ed oppressor non pace mai, ma guerra!". La Neva altri prodigi non invano prometteva. L'incendio all'universo si estendeva. Minaccia il Po, il Tamigi il Danubio ed altre sponde. Arrosserà del Tebro le acque bionde. Spartaco ruggirà dalla sua fossa: ... "Eserciti di schiavi, alla riscossa!". O sozza tirannia, da troppo langue la folla prona, cui succhiasti il sangue. O casta scellerata e maledetta, è giunto anche per noi il dì della vendetta! Là, sulla sacra Neva sta Lenin che ansioso osserva se la plebe latina è ancora serva. Compagni, su mostriamo ai fratelli bolscevichi che noi non siamo più gli schiavi antichi! E le campane pur suonino a festa per salutar la plebe che s'è desta! Noi dei tiranni il cuore ed il cervello frantumeremo a colpi di martello. Si appressa il giorno del fraterno amore. Mouor con la tirannia il regno del terrore! |