Canzoni della Toscana
L’apostolo di Trento dall’Alpi sue guardava
ma Cesare Battisti per Trento carteggiava
e ai capitruppa poi gl’indicò
come tenente poi s’arrolò.
Ma l’undici di giugno
sul Monte Corno stava
l’armata dei nemici
presto si avvicinava
e a mille a mille salirono su:
nno vi era mezzo di scender giù!
Dopo una lotta orrenda
restava all’impotenza:
«Morto mi prenderete,
sopporterò, pazienza!»
Ferito grave ma poi vi restò
e un tedescaccio così gridò:
«Guarda, sor capitano,
fra quei feriti mischi
io riconosco ‘l pizzo
gli è Cesare Battisti!»
«Prèndelo vivo e non l’ammazzà
l’imperatore lo vol giustizià!»
Fu preso sulle spalle
la novità fu giunta
e Cecco Beppe disse
con voce alta e consulta:
«E alfin ti han preso, birba italì:
dentro al capestro or sia tu fi(n)!»
«Ma senti, o vile ingrato,
la mia ferita è grave:
col tuo capestro infame
lègati le mutande!
La febbre rialza e fiato non ho…»
Altre parole: dopo spirò.