Le Fosse Ardeatine

Album

È contenuto nei seguenti album:
2003 Buongiorno e Buonasera

Testo Della Canzone

Le Fosse Ardeatine di Giovanna Marini

Proclama scritto dal
Comando Tedesco in Roma occupata,
e affisso su tutti i muri della città il 25
marzo del ’44:
«Il 23 marzo nel pomeriggio viene lanciata
una bomba da criminali comunisti-badogliani
contro una colonna tedesca
in transito per via Rasella.
Trentadue uccisi parecchi feriti.
Per ogni tedesco ammazzato dieci
criminali comunisti-badogliani saranno fucilati.
Quest’ordine è già stato eseguito»

Verso le due dentro a Regina Coeli entrano le SS,
aprono le porte vanno di cella in cella,
gridano nomi di uomini prigionieri
Il primo a essere chiamato
il maggiore Talamo esce senza la giacca,
vuol tornare a prenderla
ma no se lo portano via. Ah! Ah!

Passano in fretta aprono e gridano un nome
e un uomo esce e non ritorna più.
Bruno Pellegrino vede passare Alberto Fantacone,
lo portano in barella non poteva camminare,
capisce che è impossibile che lo portino a lavorare,
e allora si mette a gridare:
«È una mattanza! È una mattanza!
Assassini! Assassini!»
E tutto il carcere attacca a gridare «Assassini!».
Diceva il carcere «Assassini!»
La frenesia, la confusione…

Il tenente Tunath preleva
gli uomini del terzo braccio
poi attende la lista della Polizia Italiana,
ma la lista non arriva, non c’è!
Allora prende a caso undici persone,
si fa dare il nome
e le aggiunge alla sua lista ah!
Solinas vede passare Manlio Bordon,
dalla sua cella è prelevato Michele Bolgia
Enrica Filippini vede passare il dottor Pierantoni
e i Di Consiglio sei Di Consiglio
Non vedrà più Luigi Gavioli
Il più vecchio dei prelevati aveva ottant’anni,
il più giovane quattordici anni ah Ah!

Un maresciallo delle SS chiede chi è disposto
a fare lavori pesanti,
scavare fosse si faccia avanti!
C’è un lungo silenzio, poi mano a mano,
si offrono tutti. Ah!
Il più giovane dei Di Consiglio
che non è stato chiamato
vuole raggiungere il padre e i fratelli,
e il suo nome va dentro alla lista. Ah!

Il cielo si fa nero, è quasi sera
Sento muovere nel cortile
vedo i camion pronti a partire
E quelli con le mani legate issati
sui camion in un silenzio straordinario
E i soldati con i mitra puntati
e loro dentro accovacciati
E da noi gli sportelli sono tutti sprangati,
c’è un gran silenzio
Ma una donna si mette a gridare,
urla lamenti, ci fa male
È la moglie di Genserico Fontana,
non riescono a farla tacere, lei ha capito…:

«Era nel primo pomeriggio: partivano,
li ho visti io
da via Tasso tre camion, amore mio
Noi stavamo ad aspettare il secondo colloquio
e la finestra dava sul cortile,
e i camion erano del tipo militare telati
coperti sopra e ai lati
E i nostri cari con le mani legate, amore mio!
E abbiamo cominciato a chiamare
Chiamava ognuno i suoi padri figli fratelli nipoti,
amore mio
E i soldati venivano incontro col mitra spianato
“Via! Via! Kaputt!”, pazzi erano, erano pazzi
E noi che potevamo fare? Vi abbiamo visti partire»

E vanno per Roma i camion, Roma deserta
Nessuno doveva vedere, nessuno doveva sapere!
Una camionetta girava da due ore
per il quartiere e un megafono strillava:
«Un convoglio deve passare,
che le persiane siano tutte sbarrate,
Se vediamo qualcuno affacciato
abbiamo l’ordine di sparare!»
E poi i camion sono arrivati
circondati dalle moto col sidecar
e i soldati con i mitra puntati,
Piazza Barberini, il Tritone,
via Nazionale, il Colosseo, tutto sbreccolato
e Marco Aurelio sul suo cavallo dorato
E la piazzetta ornata con la chiesa
in cima alla scalinata
che sale sale fino al portale
E da via Tasso e da Regina Coeli
quei camion hanno sfilato
fra le case scolorite e i muri vecchi
e le fontane delicate,
e portavano al macello padri e figli ammanettati
E nessuno li ha seguiti!
Nessuno è andato a chiamare –
Lo sai che me lo chiedo da cinquant’anni –
Nessuno è andato a domandare:
Ma perché bloccano le strade?
Ma che cosa volete fare?
Arrivano sull’Ardeatina che il sole sta per cadere
mettono due sentinelle per bloccare veicoli e pedoni
a monte e a valle delle cave
e i camion retrocedono fino all’ingresso
affinché loro non si vedano
E nessuno li ha visti entrare
Solo i tedeschi militari immobili pronti per sparare
A trecentotrentacinque uomini: cinque per volta…
«E noi come potremo mai dimenticare
che così sono morti i nostri padri?»
«Ma lo sai quante volte me li vedo
entrare dentro al buio delle cave, smarriti,
si guardano intorno per capire»
«Ma che si sono detti in quel momento?
Ma cosa avranno pensato?
Ma che gli avrà detto il cervello?
Ma la bocca gli avrà parlato?»
Trecentotrentacinque uomini, cinque per volta
E questo è vero! È vero! È tutto vero
E la storia l’ha detto e il tribunale ha parlato
Così è stato, ma come si può pensare…!

– Ce ne sono cinque di troppo – dice Kappler
– Questi hanno visto tutto, che ne facciamo?
Uccidiamo anche loro?
Uccidiamo anche loro –.

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