di
Fausto Amodei,
Cantacronache
Amore mio, ti prego di capire
Se ti scrivo qualcosa solo adesso;
Per far più in fretta, te lo mando espresso
Che fa, di francobolli, cento lire.
E cento lire, mica si discute,
Son la paga di un giorno tutta quanta:
La decade è di millecentottanta
In dieci giorni, salvo trattenute.
Diciotto lunghi mesi
Piuttosto male spesi,
Ma a questo siamo, in fondo, rassegnati.
Ma non è di mio gusto
E non mi sembra giusto
Che sian diciotto mesi mal pagati.
Diremo, un po’ sul serio e un po’ per gioco,
“Chi per la patria muor, pagato è poco”
Amore mio, ti dico dall’inizio
Che scrivo in fretta solo pochi righi
Perché tra poco bisogna che mi sbrighi
All’adunata-squadra-di-servizio.
E dovrò fare per bene pulizia
Nell’atrio, in camerata ed all’ingresso,
Dovrò pulire lavatoio e cesso,
Refettorio, cucina e fureria.
Diciotto lunghi mesi
Piuttosto male spesi
Ma questo si sapeva dall’inizio :
Per circa un anno e mezzo
Risolvono a buon prezzo
La crisi delle donne di servizio.
Difenderemo America ed Europa
Amati di un moschetto e di una scopa.
Amore mio, ti dicono ” Fa questo! “
E non c’e scampo, tu lo devi fare.
Non è neppur permesso brontolare,
Devi star zitto e devi farlo presto.
Anche se hai sonno devi stare sveglio,
Anche se hai freddo “credere e obbedire”
Anche se hai caldo “vincere o morire”
Se poi hai fame e sete, tanto meglio.
E tutti i pezzi grossi
Che esclamano commossi
Che siamo noi la gioventù più sana
Ci trattano, lo vedi,
Da pezze per i piedi
Ci trattano da figli di puttana,
Tenendo sempre buona l’occasione
Di usarci come carne da cannone.
Amore mio, un tale mi comanda
Di piantar lì, ‘sta lettera d’amore
E di andarmene in cella di rigore
Per disordine grave al posto branda.