L’urlo di Guevara

Testo Della Canzone

L'urlo di Guevara di Canzoni politiche

Anno 1967

Guevara è morto
Guevara è morto
L’ultima notizia nelle radio
Nelle chiese, nelle moschee
Nei quartieri e nelle piazze
Nei café e nei bar
Guevara è morto

Si è diffusa la voce
e i commenti
E’ morto il combattente modello
Cento disgrazie per gli uomini.
Morto col fucile nella foresta.
Finisce la sua lotta con la morte
Silenzio
I suonatori di tamburo non suonano più,
niente annunci.
Che ne dite gentili signori?
Vecchiume, affogati nel vostro mangiare,
nel vostro vestire,
nelle vostre calde case con le stufe accese,
James Bond tirati a lucido,
voi rivouzionari dell’ultim’ora,
nelle vostre barche,
che ne dite gentili signori?
Guevara è morto,
senza tam tam,
senza fanfare,
senza proclami.
Morire senza lo sguardo dei compagni,
il suo destino.
Rantola verso il cielo,
grida e nessuno lo ascolta.
Forse urla dal dolore,
dal fuoco che brucia dentro di se.
Forse ha riso, forse sorriso,
forse tremato o goduto,
forse il suo ultimo sospiro
è una parola di saluto per la generazione degli affamati,
forse un testamento per chi abbraccia la causa,
nella lotta.

Molte immagini,
da riempire l’immaginazione.
Mille milioni di possibilità.
Però di sicuro,
non si discute,
Guevara è morto, una morte da uomo.

Operai e dannati della terra,
legati i piedi e il cervello.
Basta, basta, non avete salvezza
senza il fucile e il piombo.
Questa è la logica di questi “bei tempi”,
dei servi e degli americani.
La parola al ferro e al fuoco.
La giustizia è muta o vigliacca.
L’urlo di Guevara,
schiavi di ogni paese e di ogni luogo:
non c’è alternativa,
non resta altra strada.

O preparate gli eserciti di liberazione.
O dite al mondo che è finita.

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