Giovanna Marini
Fu nel luglio del sessantadue
che partimmo da Monòpoli
per andare a Cislago Varese,
frequentare un corso incapìbile.
E noi tutti eravamo cortesi
di passare a una vita borghese,
nel sentire che si stava bene,
mentre invece non fu poi così.
Dovevamo far quattr’ore di lavoro
e quattr’ore di teoria
ed invece era tutto ingannato:
dieci ore stavi a lavorà.
E quei soldi che ci dava –
mille lire la settimana -!
Le ragazze eran tutte piangenti,
così pure quei pochi studenti.
Ed allora, finito l’orario,
facevamo lo straordinario
per pagare il biglietto del treno
e più presto ripartire.
Ma alla fine della settimana
ci fu il vitto da pagare
e nessuno poté più partire:
tutti chiusi nel Settentrione.
Così il Nord ci ha rubato
dalla terra dove sono nato,
con la perfida illusione
di passare a una vita migliore.
E noi tutti eravamo cortesi
di passare a una vita borghese,
nel sentire che si stava bene,
mentre invece non fu poi così.