Da tre anni la giungla
fra un bavaglio e un pantano,
nell’oscura prigione
del potere inumano
che ti ha presa in ostaggio
di una guerra perduta,
del miraggio spezzato,
libertà decaduta.
Ed i tuoi carcerieri
fanno i liberatori,
ironia dei guerrieri
che incatenano fuori.
Fuori dalla speranza
di cambiare la vita,
sei la donna e l’assenza
di una voce zittita.
Noi gridiamo per Ingrid
contro ogni prigione,
perché la libertà,
o è per tutti, o è illusione.
Da tre anni la giungla
e la legge dei vili,
che si sentono forti
stretti ai loro fucili,
che ti citano Stalin
quasi fosse un poeta,
e che folli, che soli,
che perduta la meta.
Che perduto Guevara,
che perduta speranza,
la Colombia è una bara
fra potere e violenza
di una mafia che imbroglia
e che ti ha incatenata,
e di questa guerriglia
ormai disonorata.
Noi gridiamo per Ingrid
contro ogni prigione,
perché la libertà,
o è per tutti, o è illusione.
Quanti ostaggi han gettato
in catene a marcire,
in prigioni di stato,
o prigioni guerrigliere.
In estate e in inverno,
senza uscita né età,
i mafiosi al governo
e in clandestinità.
I narcotrafficanti,
le multinazionali,
conflitti permanenti,
presidenti sleali.
Col tuo nome mi batto
come un’arma che taglia,
questo nodo corrotto,
la tua doppia battaglia.
Noi gridiamo per Ingrid
contro ogni prigione,
perché la libertà,
o è per tutti, o è illusione.
Da tre anni la giungla
non si muove a pietà,
ormai qui solo il vento
soffia la libertà.
Ti scompiglia i capelli,
e ti fa più elegante,
e più viva fra quelli,
prigioniera e cosciente.
E vicina a chi vuole
liberarti a ogni costo,
ed il vento e le suole,
ogni cosa a suo posto.
Col tuo nome che vola,
Ingrid Bétancourt,
sinonimo e scuola,
libertà e nulla più.
Noi gridiamo per Ingrid
contro ogni prigione,
perché la libertà,
o è per tutti, o è illusione.
Noi gridiamo per Ingrid
contro ogni prigione,
perché la libertà,
o è per tutti, o è illusione.