Rosa Staffiere
Questo è il mese cupo
triste di Novembre:
la nebbia sale
dai campi arati
di zinco come le conche
che la massaia provvida
metteva sotto la gronda,
Il sole pallido e stanco
fora la grigia cortina
e, felice si posa sul rosso frondoso.
E’ un tripudio vermiglio
qual rubino raro orientale
splendido e intrigante
tra il caldo oro
dei pioppi tremuli.
Così sei venuto a me
mio dolce paese dell’età più bella
e ancor hai fatto palpitar il cuore:
tu così silenzioso e deserto
nella torpida mattina
di tardo autunno
mi hai riportato, tu così nuovo
tu all’ombra di eliche bianche
sussurranti voci e lamenti
delle montagne e colline inghirlandate,
E ritorna la memoria
persa dietro a un tornante e già
torna un altro novembre
l’odore del mosto nei tini
il fumo acre che anneriva le case
e l’odor di legna accatastata
per l’inverno; l’incudine battuta dal maglio
e il cielo privo di voli,