(T. Gentile – E. Tagliaferri)
Lenta va in giro la ronda
guidata dal fioco baglior dei fanali
mentre la notte circonda
del furto e del gioco le imprese fatali.
Come una vela sull’onda del mar
l’ala di un bacio si sente frusciar.
Passan fantasmi tremanti
di ladri e di amanti nel raggio lunar.
Gira, gira la ronda e un segnal
del rigido caporal
fa zitto marciare il ploton,
pian piano e con molta attenzion,
ma tutto svanisce nel vel
che cinge la terra e il ciel
e la ronda pian piano, lontano,
si perde nell’ombra e va.
Ecco una coppia che intesse un idillio
ed in pose d’un certo ardimento.
No, tollerate o permesse
non son queste cose dal regolamento.
Tuona un “Fermatevi!” del caporal,
questi s’accosta ma un freddo l’assal:
stretta al tenente, in quell’ora, gli appar la signora
del proprio maggior.
Gira, gira la ronda e un segnal
del rigido caporal
fa zitto marciare il ploton,
pian piano e con molta attenzion,
ma tutto svanisce nel vel
che cinge la terra e il ciel
e la ronda pian piano lontano
si perde nell’ombra e va.
Lieve un odor di giunchiglia
fa battere il cuor del buon caporale
questo è un odor di famiglia
sospira e un timore gli far venir male.
Passa una donna che sola non va:
“Cielo è mia moglie!” Ma lui chi sarà?
“Sono il maggiore, accidenti,
si pianti altrimenti la sgnacco in prigion”.
Gira, gira la ronda e un segnal
del misero caporal
fa zitto marciare il ploton
pian piano e con molta attenzion
ma tutto svanisce nel vel
che cinge la terra e il ciel
e la ronda pian piano lontano
si perde nell’ombra e va.
E la ronda pian piano lontano
si perde nell’ombra e va.