Quando penso a Berlusconi

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Testo Della Canzone

Quando penso a Berlusconi di Roberto Benigni

(V. Cerami – Nicola Piovani)

Questa è la canzone più allegra del mondo.
È una canzone che possono cantare grandi e piccini,
medi ed anziani, piccoli e grandi e via e via e via.
Privatizziamo il debito pubblico! Sciogliamo le camere!
L’emendamento in contumacia! Questa è una canzone che
non ha niente a che vedere con la politica. Chiunque si
riconosca è puramente casuale. Il titolo è “Quando penso a Berlusconi”.
È la canzone dell’allegria di vivere in Italia, l’ITALIA!.
Il paese più bello del mondo. Ma vogliamo, ma vogliamo
sdilungarci nell’Italia? Ah, che soddisfazione lo sdilungamento
italiano. È la mia sensazione di quando mi sveglio la mattina
a letto e dico: “Ma dove sono? Ma, ma che sono veramente italiano?”.
Non ci credo io stesso alle mie.. a, a, a.. Ma andiamo avanti!
È la gioia di vivere, di essere contemporaneo dei contemporanei,
di vivere nella terra… Ma andiamo avanti!
Ma ve la voglio cantare più che dire! Attacca banda!

(cantato)
Ah, che bellezza essere italiano
quando al mattino l’aria s’improfuma,
quando al barista chiedo da lontano
“Augusto, un cappuccino senza schiuma!”.
E mentre lo sorseggio e mi ci beo
e penso alla Madunina e al Colosseo
e mentre penso al Ponte dei sospiri
senza volerlo vado su di giri.
Penso ai bronzi di Riace
e il mio corpo si compiace
e mi eccito parecchio
quando penso a Ponte vecchio.
Ma poi penso a Berlusconi
e mi si sgonfiano i coglioni.
Mi si sgonfiano le palle
non so più dove cercarle.
Quando penso a quel biscione
mi si abbassa la pressione.
L’apparato genitale
c’ha un collasso verticale
Quando penso a Berlusconi
il testicolo s’ammoscia
tutto il corpo mi s’affloscia
ogni cosa mi va giù
e non si rizza più.
Non mi si rizza più.

(parlato)
Eh, c’è da ridere e c’è da piangere cari elettori ed elèttrici.
Eh, noi si scherza ma sulle malattie c’è poco da scherzare. C’ho
la Berlusconite! Come cosa è?! La Berlusconite, BER-LUS-CO-NI-TE!
È contagiosa. Io invidio qualche amico mio che lo vedo che sta giù,
dico “Che c’hai?”. Dice “C’ho l’epatite B”. “Beato te! Io c’ho la
Berlusconite C”
“Cos’è?!” “Come cos’è!? Non mi toccare, stammi alla larga, sciogli le
camere.” Eh, non c’è niente da fare. Psicofarmaci, non funziona niente.
Gli antibiotici gli fanno un baffo alla Berlusconite. E il dottore mi ha
consigliato di pensare che abbiamo avuto una grande storia, una grande
geografia, un grande passato. Provi a pensare, che ne so, a Mazzini,
a, a, a, a, ma provi a pensare a chi gli pare a lei. Gliel’ho attaccata
anche a lui. Va bene, finchè dura io ci provo, Finchè dura. Vediamo
quanto dura. Vai attacca!

(cantato)
Ma è sempre bello essere italiano
ai tempi nostri e a quelli di Ben Hur,
Colombo, Dante, Cesare, Tiziano
e Camillo Benso conte di Cavour.
Sorseggio il cappuccino e mi ci beo
pensando a Garibaldi, a Galileo
poi mi sento il corpo turgido, gagliardo
se penso che discendo da Leonardo.
Penso a Coppi sul Tonale
e mi sale su il morale
e mi sale un erezione
quando penso a Cicerone.
Ma poi ripenso a Berlusconi
e mi si sgonfiano i coglioni.
Mi si risgonfiano le palle
e non so più dove cercarle.
E quando penso a quel biscione
mi si abbassa la pressione.
L’apparato genitale
c’ha un collasso verticale.
Quando penso a Berlusconi
il testicolo s’ammoscia
tutto il corpo mi s’affloscia
ogni cosa mi va giù
e non si rizza più.
Non mi si rizza più.

(parlato)
È diventata una cosa tremenda! Non so più che fare,
dove andare, chi cercare, che sentire, che odorare,
che tastare. Eh, mi mettono in quarantena, in cinquantena,
in sessantena, in settantena in centoventitreena.
Non posso muovermi, girare, non so dove andare. Con le donne!
Con la donna italiana, che è la più bella del mondo. Mi
fanno ridere le francesi, le australiane, le andorrane, le
liechensteniane. Ah, le liechensteniane. Mi fanno ridere! Ma
vogliamo mettere le italiane. La donna più chic, più
raffinè, più remunerè del mondo. La donna italiana è
la più vezzosa, la più garmidiosa, la più bellosa, la
più gangarosa. Io esco con una che ci diamo del lei pure
nell’atto intimo. “Prego si sdrai, si accomodi, si metta così
si metta colà. Dopo di lei, sopra di lei, sotto di lei,
a lato di lei, di qua di lei. Alzi la gamba, sposti il ginocchio,
via il calcagno, giù la coscia, prego dopo di lei”. Si
chiama Luana. È una cosa eccezionale. Sanno che non mi devono
nominare quell’azienda, da nessuna parte. Niente che
riguardi quella persona là, quell’ambiente là, quella
situazione là. Alla larga! Oramai mi basta poco, mi basta un
niente, mi basta un, un un pilo. Mi basta un, un un capello.
Mi basta un nonnulla. Ma ve la voglio raccontare.
Vai banda, vai!

(cantato)
Che bella che è la femmina italiana
vestita, nuda, rossa, mora o bionda.
Iersera sono uscito con Luana
che c’ha un sorriso come la Gioconda.
E ha due monti rosa dentro al reggiseno
e gli occhi color del lago Trasimeno.
Insomma il corpo come lo Stivale
e monti, vallate e parco Nazionale.
Eravamo su un bel prato
fra il profumo della menta
quando lei mi ha sbottonato
sussurrando “Mi consenta”.
Ciò che sembrava una locomotiva
e diventato un nocciolo d’oliva
e Luana, da italiana, non ci crede
e mi domanda “Amore che succede?”.
Io mi arrabbio e dico “Dai,
mi domandi cosa c’è?
Ma tu ancora non lo sai
quel che mi succede a me?”

(parlato)
Luana, ma porca della miseriaccia zozza. Ma sei rimasta l’unica
in Italia, nel mondo anzi, a non sapere il germe batterico
che mi contrae il corpo. Non mi devi parlare di quella cosa là
nel momento culminante dell’attimo suadente. Te lo dico per
l’ultima volta Luana, ma non te lo devi scordare. A me, io…

(cantato)
…quando penso a Berlusconi
mi si sgonfiano i coglioni.
Mi si sgonfiano le palle
non so più dove cercarle.
Quando penso a quel biscione
mi si abbassa la pressione
e l’apparato genitale
c’ha un collasso verticale.
Quando penso a Berlusconi
il testicolo s’ammoscia
mi si appoggia sulla coscia,
mi va tutto alla rovescia.
Il morale mi si sfascia,
non mi scappa più la piscia.
Si sfrantuma la brioscia
mi diventa moscia, moscia.
Si scaloscia la bagascia
ogni cosa mi va giù
e non si rizza più.
Non mi si rizza più.(x2)
Rizza più.

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