ZINGARA:
È piegato giù il bambù,
c’è una roccia sulla strada.
Stacca il fiato, tutti i sensi:
vola via, settima anima.
PIA:
Pelle gialla, occhio spento,
sangue stagna, gira lento.
Succhia via il mio sudore,
voglio il mio primo amore.
ZINGARA:
Datti in pasto alle zanzare,
va in tremore di malaria.
Mastica l’aria batti il tamburo.
Datti via, passa oltre il muro.
PIA:
C’è un’arsura morta e densa,
m’incombe un cielo pesante.
Trafiggimi con questa lancia,
la rena m’incendia la pancia.
ZINGARA:
Riempiti d’aria, succhiala dentro,
gonfia il corpo, esplodi in centro:
mille pezzi oltre le mura,
dammi la mano se hai paura.
PIA:
Afferrami con mani grandi,
soffia vento di maestrale,
portami oltre il monte, il mare,
non lasciarmi più tornare.
ZINGARA:
È piegato giù il bambù,
c’è una roccia sulla strada.
Stacca il fiato, tutti i sensi:
fuggi via settima anima.
PIA:
Sono luce, sono vento,
io ti sfioro non ti sento.
Non ho ombra sulla terra,
fango secco su di me.
ZINGARA:
Manca poco al tuo decollo,
molla il corpo di cartone:
è una rampa ad espansione
per portarti via di qui.
PIA:
A tradimento vo’ piglia’ la luna,
a tradimento vo’ piglia’ le stelle.
Non ho più peso, spicco il volo
nella luce azzurra d’estasi.