È la colonna sonora dei seguenti libri:
Testo Della Poesia
Veglia e sonno di Giuseppe Penza
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All’eterna dimora. Pianti, grida, lamenti, delle umane genti. Aspetto che mi portino. Rovistano, litigano, trafugano.
In una tasca, fatalmente, cinque lire. Eccomi all’ombra dei cipressi. Accanto un nobile uomo. A mezzanotte il capo mi sbircia e dice: “Sveglia, la tassa di soggiorno!” Anche qui la tassa di soggiorno? Roba da matti! Continua: “Non spaventarti -. Hai cinque lire? Ti spetta una bella dimora. “Gliela diedi in fretta. Rivolto al nobile disse: “La tassa su, la tassa! Il comitale, così replicò: Fammi tornare un attimo indietro e ti porterò anche un bel regalo”. “Non è mia competenza. Tu non appartieni più ai vivi: sei dell’infinito impero dei morti! Cacciarti non posso, ma ti darò un’umile dimora. Hai preparato una elegante cappella solo per essere invidiato, ma la darò a quello, che sulla terra non possedeva nulla”. Scambiammo le abitazioni, vennero i suoi, visitarono la sua casetta. pregarono, Il sacerdote celebrò diverse messe. Anche qui differenze? Pianto baracca e burattini. Incontro una ragazza che mi fa: E’ finita anche per te, vecchio don Giovanni. Tienimi compagnia, sii cortese; quel vecchione è antipatico e borioso. “Mi sistemai nel migliore dei modi, cambiai l’epitaffio e così scrissi: “Qui giace senza pace, Giuseppe Penza; nè Signore, né eccellenza. Ai posteri la muta sentenza. Dura lex, sed lex”. Puoi essere trainato con carro ad otto o con carretta: devi cavare il cappello e lasciare la superbia, la vanità, la gloria. A tutti spetta il profumo dei pini. la musica degli uccelli, il fruscio del vento, il treno, che sibila verso l’eternità.
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