Hegel – Lucio Battisti Testo della canzone

Il Testo della canzone di:
Hegel – Lucio Battisti

Ricordo il suo bel nome: Hegel Tubinga
Ed io avrei masticato
La sua tuta da ginnastica
Il nome se lo prese in prestito dai libri
E fu come copiare di nascosto
Fu come soffiare sul fuoco
Cataste scolastiche: perché?
Quando tutto è perduto non resta che la cenere e l’amore
E lei nel suo bel nome era una iena
Chi di noi il governato e chi il governatore
Son fatti che attengono alla storia
Chi fosse la provincia e chi l’impero
Non è il punto: il punto era l’incendio
Erano gli esercizi obbligatori estetici
Le occhiate di traverso e tu guardavi indietro;
C’eravamo capiti, capiti all’inverso
Ci diventammo leciti per questo
D’altronde, d’altro canto
A volte essere nemici facilita
Piacersi è così inutile
Un bacio dai bei modi grossolani
Sfuggì come uno schiaffo senza mani
Talmente presi, ci si rese conto
D’essere un’allegoria soltanto quando
Ci capitò di dire, indicando il soffitto col naso
Di dire “Noi due” e ci marmorizzammo

La corda tesa amò l’arco
E la tempesta la schiuma
Il cuore amò se stesso
Ma noi non divagammo
L’animo umano è nulla se non è
Una pietra da scalfire, ricavando
I capelli e il suo bel piede
Era la collisione, il primo scontro epico
Perché non scritto, ma cavalcato a pelo
Ed ognuno esigeva la terra dell’altro
Le mani, la terra, la carne, il terreno

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