La Storia dei Jukebox: dal gettone all’algoritmo

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Il jukebox è un’icona della cultura musicale. La storia dei jukebox è affascinante e risale agli ultimi anni del XIX secolo. Nato dall’ingegno e dalla passione per la musica, questo dispositivo ha rivoluzionato il modo nel quale le persone interagiscono con le registrazioni musicali. Non solo, ha rivoluzionato anche l’utilizzo della musica, la sua fruizione. La storia dei jukebox è una testimonianza dell’evoluzione della tecnologia e della cultura musicale nel corso dei decenni. Da semplici fonografi a gettone, questi dispositivi sono diventati simboli iconici del nostro rapporto con le canzoni.

I Primi Passi: La Nascita del Jukebox

La storia dei jukebox è intrecciata con l’invenzione del fonografo da parte di Thomas Edison nel 1877. Questo dispositivo, capace di riprodurre suoni registrati su un cilindro rotante, aprì la strada a una nuova era di fruizione della musica. Tuttavia, i primi fonografi erano costosi e non facilmente accessibili al grande pubblico.

L’idea pionieristica di un dispositivo che permettesse la riproduzione automatica di brani musicali è da attribuire a Louis Glass e William S. Arnold, nel lontano 1889. I due, per la prima volta, installarono un “nickel-in-the-slot phonograph” in un saloon di San Francisco. Questo dispositivo permetteva agli avventori di inserire una moneta da cinque centesimi e selezionare una canzone registrata da un elenco limitato. Questa iniziativa pose le basi per il concetto di jukebox, consentendo alle persone di godere della musica in modo più accessibile ed economico.

Tuttavia, il vero boom dei Jukebox si verificò negli anni ’30 e ’400. L’avanzamento della tecnologia portò all’introduzione di dispositivi più sofisticati e capaci di ospitare una vasta selezione di brani musicali. Compagnie come Wurlitzer, Rock-Ola e Seeburg divennero protagonisti nell’industria del Jukebox, producendo modelli iconici caratterizzati da design accattivanti, luci vibranti e un repertorio musicale sempre più vasto e moderno.

Gli Anni d’Oro dei Jukebox

Durante gli anni ’50 e ’60, i jukebox raggiunsero la loro massima popolarità. Le case produttrici come Wurlitzer, Seeburg e Rock-Ola ci avevano visto giusto e iniziarono a guadagnare molti soldi. Reinvestendoli per creare modelli iconici che divennero vere e proprie opere d’arte, con luci colorate, rifiniture cromate e design accattivanti.

Questi dispositivi erano spesso presenti nei locali di ritrovo, nei diner e nei drive-in, offrendo agli avventori una vasta selezione di brani da scegliere. Le monetine tintinnavano nei distributori automatici, permettendo alle persone di selezionare la propria canzone preferita. In questi anni i julebox erano diventati veri e propri oggetti di culto che inseriti in un dato luogo ne definivano l’atmosfera e l’esperienza sociale. Portavano la musica nella vita quotidiana.

L’elemento del jukebox è fondamentale anche nella serie tv più popolare degli anni ’70: naturalmente Happy Days. La serie – ambientata negli anni ’50 – ha seguito le vicende della famiglia Cunningham e dei loro amici, in particolare il giovane Fonzie. Nella serie, il personaggio di Fonzie era spesso associato a un jukebox che si trovava nel ristorante drive-in chiamato “Arnold’s“. Questo jukebox era un elemento iconico di “Happy Days” e faceva parte dell’ambientazione caratteristica degli anni ’50.

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La storia dei jukebox in Italia

Negli anni ’50 e ’60, anche l’Italia fu testimone dell’esplosione di popolarità dei jukebox. Questi dispositivi divennero una parte integrante della cultura musicale italiana, trovando spazio in  tantissimi bar e luoghi di ritrovo. Modelli iconici come quelli prodotti dalla società italiana “Casa Radiofonica Italiana” divennero ampiamente diffusi, offrendo una vasta selezione di brani che spaziavano dai grandi classici ai successi più recenti.

I jukebox ebbero un impatto significativo  sulla cultura popolare italiana. Forse il più importante fu il Festivalbar. Difatti il Festivalbar nasce – da un’idea di Vittorio Salvetti – con l’intenzione di riunire in un unico evento tutti i brani più “gettonati” dell’anno. “Gettonati”, nel senso che avevano ricevuto più gettoni nei jukebox. Il più riprodotto sarebbe stato il vincitore. Perciò funzionavano anche come veri e propri rilevatori statistici.

I giovani italiani di quel periodo trascorrevano ore nei bar a selezionare le loro canzoni preferite, creando legami indissolubili tra la musica e le esperienze di vita quotidiana. Questi dispositivi non erano solo mezzi per ascoltare musica, ma diventarono veri e propri simboli di libertà espressiva e di condivisione di emozioni attraverso la musica.

La Trasformazione dei jukebox: Dal vinile al digitale

Con l’avvento della tecnologia digitale negli anni ’80 e ’90, i jukebox sparirono lentamente. Non servivano più. Le vecchie spille di vinile furono sostituite da lettori CD, che a loro volta cedettero il passo a supporti più avanzati come DVD e, infine, ai file audio digitali.

Questa transizione ha portato a una maggiore flessibilità nella selezione della musica e una migliore qualità audio. I moderni jukebox digitali offrono migliaia di brani accessibili attraverso schermi touch-screen, consentendo agli utenti di sfogliare cataloghi vastissimi.

Negli ultimi anni, il mondo della musica ha subito una nuova rivoluzione con l’avvento dei servizi di streaming. Piattaforme come Spotify, Apple Music e Deezer hanno trasformato radicalmente il modo in cui ascoltiamo musica, permettendo agli utenti di accedere a milioni di brani in qualsiasi momento e luogo.

Questa trasformazione ci ha condotto a un nuovo tipo di “jukebox virtuale“, dove gli algoritmi suggeriscono brani in base alle preferenze dell’utente. L’intelligenza artificiale analizza i gusti musicali e propone playlist personalizzate, creando un’esperienza di ascolto da un certo punto di vista personalizzata, ma dall’altro punto di vista potremmo dire limitata o stagnante.

Tre brani per riassaporare la storia dei jukebox

Juke box – Fred Buscaglione

Sei come un jukebox – Edoardo Bennato

Jukebox – The Honeycutters

 

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